Andrea De Candia – Stati d’Animo
Nella caduta di un “divino”, c’è sempre qualcosa di sublime.
Nella caduta di un “divino”, c’è sempre qualcosa di sublime.
Ciò che non smuove l’anima è superfluo.
Non riesco a liberare il sentimento dall’oggetto: l’amore da solo non mi è sufficiente. Quando sono nostalgico, io voglio assaporare la mia nostalgia come assaporo le mie gioie.
Quando pensi a chi ami e chi ami non ti pensa, arrivi a pensare che sia il momento di pensare solo a te. Quando cominci a pensare solo a te, chi ti ama comincia a pensarti e allora… non so davvero più cosa pensare… o forse… non è vero amore.
Mi macina la furia di certe mie notti che colano da un cielo a coprire anche gli astri e non lasciare visione alcuna, se non una mano tesa che cerca di farsi strada. Le ciglia paiono spago e le lacrime, aghi. Un’impuntura inversa che mi lascia scucita anziché intessuta. Senza orlo, sfilata.
Dopo le dirò quanto mi fanno venire i nervi quando mi dicono che il tempo guarisce tutte le ferite. Le dirò che il tempo non guarisce un bel niente e ogni volta che mi sveglio nel mio letto vuoto è come se in quelle ferite aperte qualcuno strofinasse crudelmente del sale.
Non c’è fuoco né gelo tali da sfidare ciò che un uomo può accumulare nel proprio cuore solitario.