Giovanni Govoni – Stati d’Animo
Se ti accorgi che abbasso gli occhi quando mi guardi, è perché mi sono accorto che hai visto la mia vera identità, sotto questa maschera.
Se ti accorgi che abbasso gli occhi quando mi guardi, è perché mi sono accorto che hai visto la mia vera identità, sotto questa maschera.
Ti svegli una mattina pieno di lividi, ma pronto a riprendere il volo.
Vorrei essere un diario. Un diario lasciato sul ciglio di una strada o in una casa vecchia, abbandonata, piena di misteri e ricordi. Vorrei che qualcuno mi trovasse e che con l’entusiasmo di scoprire tutto quello che celo, non si soffermi sulla copertina rovinata. Vorrei che come in un diario, le persone non si preoccupassero degli spazi bianchi, ma dell’inchiostro incatenato dentro di me.
La fregatura poi sono i ricordi. I baci rubati, quelli dati all’ultimo secondo prima di andare via. Quelle notti rimasti a parlare, dove ti si chiudevano gli occhi dal sonno ma tu non volevi saperne di salutarlo. Le canzoni dedicate. Gli abbracci inaspettati, le mani che si intrecciavano, le ore passate ad aspettare un sms con un banalissimo “mi manchi, dove sei?”. Sì, ti fregano.
Essere presi da qualcuno che ci considera solo ed esclusivamente una bella amicizia è triste, perché in realtà non potrà mai essere nostro come avremmo voluto!
Ho delle voci nella testa… mi parlano come se mi conoscessero, ma io non parlo mai a Loro.
“Ti voglio bene” non significa “non ti voglio male”.