Claudio Visconti De Padua – Stati d’Animo
Tanto a pensarli i problemi non sminuiscono allora dateci poca importanza come alle cattive compagnie.
Tanto a pensarli i problemi non sminuiscono allora dateci poca importanza come alle cattive compagnie.
Ho imparato a non sentire, a non guardare e a fregarmene della cattiveria, la lascio possedere a chi fa di lei la sua ragione di vita.
Non so dove sono andata a finire. Ho le quattro frecce. Se qualcuno mi vede è pregato di lampeggiare.
Troppe cose non capisco, ma penso di aver capito che il problema non è la mia scarsa intelligenza, ma le azioni incomprensibili degli altri.
Aspettare è la parte più difficile.
Ho un passamontagna sul cuore, che tolgo solo davanti a pochi occhi.
Mi accosto all’immagine di una lastra di marmo. Piatta e fredda, si direbbe. Io, invece, rispondo: piena di venature. Porzioni levigate, bianche e finissime, altre granulose, intervalli di grigio tendente al nero o sfumati a cogliere accenni di azzurro, per poi, farsi più marcati e sembrare lividi. Ecco perché mi risaltano le venature, per via dei lividi con i quali entro, spesso, in confidenza perché senza non ci so stare e me li infliggo io per prima, anticipando i colpi di chi, pronto con la frusta in mano, mi farebbe ancor più male. Questo è il mio personale concetto di “tra i due mali, meglio quello minore” e quello minore è quello che m”infliggo io, si fa per dire, per carità, ché io picchio duro con il sadismo che mi tiene a braccetto e mi dà il salario a fine mese, lavoro alle sue dipendenze ed in tempi di crisi, non posso fare neppure la preziosa.