Alessandro Ammendola – Tristezza
Davanti a degli occhi tristi bisognerebbe fare meno domande e dare più abbracci.
Davanti a degli occhi tristi bisognerebbe fare meno domande e dare più abbracci.
Lasciami! Lasciami! Io son troppo puro per te, non mi toccare! Non era proprio ora divenuto perfetto il mio mondo? La mia pelle è troppo pura per le tue mani! Lasciami! Stupido, balordo ottuso d’un giorno. Non è la mezzanotte più chiara? I signori della terra devono essere i più puri, i più sconosciuti, i più forti, le anime di mezzanotte sono più chiare e profonde di qualunque giorno. O giorno, tu brancichi verso di me! Cerchi a tastoni la mia felicità. Son per te ricco, solitario, un tesoro solitario, una camera dei forzieri? O mondo, tu vuoi me? Son io per te montano? Son per te spirituale? Son per te divino? Ma giorno e mondo, voi siete troppo goffi, abbiate mani più accorte, tendetele verso una più profonda felicità, verso una più profonda infelicità, tendetele verso qualche Dio. Non tendetele verso di me. La mia infelicità, la mia felicità, è profonda, o giorno bizzarro. Ma io non sono un Dio, non l’inferno di un Dio, profondo è il suo dolore.
Alcuni sostengono che il dolore abbia una qualche funzione pedagogica, io credo che molto spesso ci aiuti a pregare ma ancora più spesso ci spinge a bestemmiare.
Vedrai che passerà. Tutto passa a questo mondo, soprattutto le cose a cui tieni. Quelle fanno in fretta ad andarsene.
-Come stai?-Come sto? Non lo so. Sto come non vorrei stare. Sto come sta uno senza l’ombrello nel bel mezzo del temporale. Sto normale.-Normale?-Sì, normale. Normale senza il “nor”.
Il dolore è affettuoso non ti abbandona mai.
Le cose cambiano all’improvviso…si dissolvono senza avere il tempo di poterci ripensare,senza avere il coraggio d’imbavagliare un sogno e… di tenerlo sempre con sé.