Claudio Visconti De Padua – Tristezza
Nessuno sarà capace di leggere e scrutare i dolori dell’anima, ognuno di noi porterà il propio carico, e la folla che attraverserà sara fatta di non vedenti.
Nessuno sarà capace di leggere e scrutare i dolori dell’anima, ognuno di noi porterà il propio carico, e la folla che attraverserà sara fatta di non vedenti.
Non sprecare lacrime nuove per vecchi dolori.
Ma se i morti sono in Paradiso, perché portare i fiori al cimitero?E se malauguratamente fossero all’inferno perché illuminarli con futili lumi di cera? Potrebbero forse guardarci indignati?Se l’anima vive ed è invisibile non sarebbe meglio rimembrarli col pensiero anch’esso invisibile e intoccabile?E se l’anima sopravvive alla morte perché li chiamiamo defunti?
Sono certa: le lacrime non sono per i deboli. Perché chi piange è dannatamente forte. Non è da tutti far sgorgare emozioni. Chi piange ha speranza, ha fiducia. Più fragili e delicate sono le persone che, invece, non piangono più: creano una corazza fuori mentre lentamente marciscono dentro. Ma vengono ripagate con il tempo. Perché prima o poi tutto quello schifo se ne va. E allora si piange, si piange a dirotto e senza controllo. Si piange in qualsiasi luogo ed in qualsiasi momento. E le lacrime scorrono irrefrenabili sotto la doccia, leggendo un buon libro, di ritorno dalla scuola, ascoltando le fusa del proprio gatto ed osservando la pioggia. Si piange. Come non si aveva mai pianto.
Io, non so perché sto vivendo ma so, il motivo per cui sto morendo…
Quel cammino che percorro sovente lo hai reso magico, stravolto da uno sguardo inaspettato mi hai deviato. L’amore che non aspetti si ravvede in un tempo che non pensi, che non speri. Il cuore buon dormiente che si sveglia all’alba di un sorriso che ti prende le mani che mi desti io mai lasciai e come un laccio al mio cuore furono gli occhi tuoi. Dimmi amore, è un sogno questa vita?
Così fluttui nei miei più reconditi pensieri, come una leggiadra fortezza cuci il mio cuore…