Giuseppe Donadei – Vita
È atroce accorgersi d’aver atteso una vita per cominciare a vivere quando vivere era tutta la vita.
È atroce accorgersi d’aver atteso una vita per cominciare a vivere quando vivere era tutta la vita.
Ho sempre guardato la mia vita scorrere, quasi fosse un brutto film. È giunta l’ora di prendere in mano il timone: la vita è una sola e vorrei morire ridendo.
Viviamo in un mondo di attese, e di arrese.
La vita è una persona da conquistare, il giorno è un appuntamento che ci concede e dobbiamo risplendere per farla innamorare di noi.
Puoi essere la vita in un minuto e la morte in un secondo. La prima nasce lentamente, la seconda rende polvere in un attimo.
Sul mare la memoria corre più veloce, silenziosa, si immerge e risale tra i flutti, ma soprattutto si mescola. Voi non sapete cosa significa questa parola: mescolarsi. Pensate che le cose vostre sono le vostre, e le mie sono le mie. E pensate che le vite sono come le frange di quelle tende che ci sono nei bar del mio paese, tutte di paglia, una accanto all’altra, che cadono giù dritte toccandosi una con l’altra, certo, ma senza intrecciarsi tra loro. E invece non è così. Invece noi sappiamo che le vite si arrangiano una con l’altra, si confondono, si immergono in storie che non sono le loro per poi uscirne di nuovo cambiate.
Io non sono né un vagabondo né un pigro né, tantomeno, un accattone e non voglio per niente diventarne uno. Anzi, sono un giovane lavoratore onesto e amante della vita che si alza presto tutte le mattine per andare a lavorare per lunghe ore, facendo ogni tanto due o più lavori in una sola volta o nel giro di poche ore, per poter avere una vita decente, equilibrata, quanto più possibile, “vivibile”.