Federico Bellandi – Vita
“Siamo troppo diversi, non poteva funzionare”. Se ancora non lo avete detto alla vita, la situazione non è poi così tragica.
“Siamo troppo diversi, non poteva funzionare”. Se ancora non lo avete detto alla vita, la situazione non è poi così tragica.
Voglio dalla vita delle piccole cose per fronteggiare le asperità di un percorso ad ostacoli che ogni giorno affronto.
L’iride imbrunisce, la pupilla si dilata, la palpebra si chiude. È così che il giorno s’addormenta lasciandoci alla notte che, con le sue ombre confuse, c’abbraccia col suo manto di stelle. E a me par d’essere nella pupilla della vita che, quando chiude gli occhi, mostra tutto il suo splendore.
La vita si divide in orrori e miserie.
La vita è un film e noi ne siamo registi, nonché protagonisti.
Se c’è una cosa che la vita mi ha insegnato è la tolleranza. Non intesa come accettazione di tutto ma come consapevolezza delle diversità fra individui. Quelle diversità che fanno di ognuno di noi un essere unico e insostituibile. Tolleranza verso un modo di parlare non perfetto, un modo di agire non sempre coerente e rispettoso. C’è una cosa che insegna più di altre a capire l’eccezionalità di questo vivere: il dolore. Perché niente cambia le prospettive e ridimensiona l’ego come un dolore, una perdita o una sconfitta. Perché la tolleranza nasce quando l’ego riprende la giusta dimensione e diventa salvaguardia di sé stessi e non prevaricazione.
Nessuno può dirci quanto il cammino del passato possa intaccare quello del presente. E quanto il grido del futuro possa influenzare il bagaglio del passato e il respiro del presente.