Francesco Pillitteri – Vita
[…] e così, guardando l’altro, l’uomo vedeva sé stesso, e odiava.
[…] e così, guardando l’altro, l’uomo vedeva sé stesso, e odiava.
Siamo noi, siamo le anime di un tempo perduto; di un tempo passato per la gran parte a ricercare se stessi, le proprie ragioni, i propri perché, i propri volti, i propri respiri, le proprie possibilità, le proprie vergogne, le proprie speranze. Siamo noi, siamo le anime di un tempo perduto; di un tempo triste e isolato perso tra la nostra rabbia e le nostre delusioni nel vedere sempre più colori sbiadirsi e più alberi perdere le proprie foglie. Siamo noi, siamo le anime di un tempo perduto; le anime di un tempo destinato all’eternità, quegli spiriti selvaggi che hanno imparato a temere tutti e a non aver vergogna di nessuno, a contare solo su se stessi e sui propri difetti, come se anche quest’ultimi sarebbero potuti essere utili a costruire qualcosa di nuovo, forse qualcosa di comodo, qualcosa di rotto ma funzionante, qualcosa di puzzolente ma non nauseante, qualcosa di duro ma non di aggressivo, qualcosa di sottile ma non fragile. Siam noi, siamo le anime di un tempo perduto; di un tempo perduto tra i propri perché e le proprie ombre, tra i propri sguardi e i propri silenzi, tra i propri mondi e le proprie diversità. Siamo noi, siamo i dispersi delle nostre vite, raffiche di venti imprevedibili alla ricerca di cibo e conquiste.
Non vince chi arriva primo, a volte nella vita vince chi arriva ultimo. Percorso più difficile, più lungo e più esperienza.
A volte semplicemente non vi è più nulla di salvabile.
Ho scavato dentro di me per evitare che il mondo mi crollasse addosso.
Lei verrà ma non entrerà come fanno tutte, prima ti ruberà il “cuore” silenziosamente, poi ti “divorerà” l’anima.
Sono nato selvaggio, morirò ribelle, e vivrò folle.