Arturo Donadoni – Cielo
Quante volte in cielo io vorrei guardaresperando che nessunoquel momento mi faccia pagare.
Quante volte in cielo io vorrei guardaresperando che nessunoquel momento mi faccia pagare.
Non si discute con gli irragionevoli e disposti a tutto, i figli di Dio. Appartengono a Dio, alla malvagità senza nome. Il bene non discute con il male, perché tutte le verità già si conoscono, esistono già nelle persone, perino nelle cose inanimate. Semmai è Dio che deve trovare in sé il coraggio, l’imparzialità e la divinità necessarie per uscire dal casino dove adesso si trova a causa della maledizione che ha scagliato, per possedere, per soddisfare l’invidia del figlio Cristo. Per costruire l’infinito, dando a questo universo uno spirito che non può reggere, abbattendo la Torre di Babele di oggi, ossia qualcuno che custodiva in sé verità che potevano mettere in discussione la sua giustizia. Questa torre non aveva più di lui, ma era matematicamente e obiettivamente, senza vanità, di più. Dio deve sempre togliere agli altri lo spirito che lui e i suoi non hanno, e costruire lo splendore del suo universo. Salvare dalla vanità è la maschera degli dèi, degli angeli, i maghi del tempo. Il Padre, il serpente, avrebbe potuto salvarsi da questo infinito scandaloso, limitato, dimostrare di essere, anche andando contro di loro, contro il suo sangue e le ombre, contro la parte peggiore di Lui che lo specchio dell’anima gli rimanda. Ma ovviamente non può farlo, e non può pretendere che lo faccia qualcun altro al suo posto. Ogni essere vivente, incluso l’Onnipotente, deve affrontare, prima o poi, i demoni peggiori in assoluto, i propri.
Nessuno guarda l’orizzonte per niente.
Il cielo ha cambiato colore. Pioggia incessante cade. Un lampo illumina il giorno, il rombo…
Se la musica scava il cielo (Baudelaire), a volte il cielo permea di sè la Musica.
L’artista è talein quanto uomoNon il contrario.
Guardo sempre la linea dell’orizzonte perché il sole non tramonta mai senza una promessa!