Ada Roggio – Morte
Sento un amaro in bocca, quanto un veleno.
Sento un amaro in bocca, quanto un veleno.
Non giocare con i sentimenti altrui, rischi di non riconoscerti più, non avrai mai stima…
Veniamo al mondo nudi per poi ripartire in giacca e cravatta. Che bizzarro l’uomo!
Se la vita reclama vendetta… La morte donerà pace!
Ricordo mio nonno, un contadino: quando gli chiedevo “Cosa fai, nonno?”, rispondeva “aspetto la morte”. Per me non era mai una risposta tragica perché per lui aspettare la morte significava attrezzarsi, nell’ultima parte della vita, ad affrontarla con tutte le armi dell’uomo (lo scherno, l’ironia, la tristezza, l’amicizia, l’amore), ma mai ad esorcizzarla. Noi invece la dobbiamo esorcizzare con i nostri “gesti segreti” perché crediamo solo nei fatti. E di fronte al “fatto della morte”, che non si può controllare perché si è “assenti” nei riguardi di esso, possiamo solo fare scongiuri o “dare i numeri”.
Quando guardi la morte in faccia, in quel momento sei immortale.
La morte non è nel non potere più comunicare, ma nel non potere più essere compresi.