Alessandro Baricco – Guerra & Pace
Dire e insegnare che la guerra è un inferno e basta è una dannosa menzogna. Per quanto suoni atroce è necessario ricordare che la guerra è un inferno: ma bello.
Dire e insegnare che la guerra è un inferno e basta è una dannosa menzogna. Per quanto suoni atroce è necessario ricordare che la guerra è un inferno: ma bello.
Un bell’alpino, un grande aviatore, un autentico rivoluzionario. Il solo che sarebbe stato capace di uccidermi.
Così, ben prima che in Dio, crediamo nell’uomo – e solo questo, all’inizio, è la fede.Come ho detto, essa affiora in noi nella forma di una battaglia – siamo contro, siamo differenti, siamo dei pazzi. Ci fa schifo ciò che piace agli altri, ed è per noi prezioso quanto gli altri disprezzano. Inutile dire che ciò ci galvanizza. Cresciamo nell’idea di essere degli eroi – ma tuttavia di un tipo strano, che non discende dalla tipologia classica dell’eroe – non amiamo infatti le armi, né la violenza, né la lotta animale. Siamo eroi femmina, per quel nostro insinuarci nella bagarre a mani nude, forti di un candore infantile e invincibili nel nostro assetto di irritante modestia. Strisciamo tra le ruote dentate del mondo a fronte alta ma con il passo degli ultimi – lo stesso passo schifosamente umile, e fermo, con cui Gesù di Nazareth camminò il mondo per tutta la sua vita pubblica, fissando prima che una dottrina religiosa un modello di comportamento. Invincibile, come la storia ha dimostrato.
Lasciamo pure che l’ignoranza e l’invidia vincano la battaglia, ma sarà sempre l’intelligenza a vincere la guerra annientandola.
Immagino un mondo senza guerra, un mondo senza odio. E immagino noi che lo attacchiamo, perché non se l’aspetterranno.
Penso che la libertà è uno dei termini più oscuri ed ambigui, perché siamo nati già con delle “catene invisibili”, ed un uomo in sé è anche una massa di contraddizioni. Ma all’essere umano è concessa “la coscienza”, mentre, all’umanità “la civiltà”: la consapevolezza di convivenza nell’usare “l’arte pacifica del reagire”, non le azioni barbariche.
Sia uno statalismo autoritario, sia un liberismo economico sfrenato conducono alla massima disuguaglianza e quindi allo schiavismo, alla violenza ed infine alla rivoluzione.