Alexandre Cuissardes – Morte
Finché non la si prova non sappiamo come è, quando l’abbiamo provata non la possiamo raccontare.
Finché non la si prova non sappiamo come è, quando l’abbiamo provata non la possiamo raccontare.
Che senso ha nascere per poi non esistere?
L’ultimo passo, quello lungo, non è un passo perché non sai dove poggerai il piede, è un salto, è il salto.
I consigli sono ben accetti, gli apprezzamenti quasi imbarazzano, le critiche, se costruttive, sono indispensabili.
E finisce tutto cosìin un semplice batter di cigliaesalando l’ultimo respiroimprovvisamente il cuore batte all’impazzatatutto diventa bianco e neroun sibilo assordante riempie le orecchiepenetra fino al cervelloun formicolio s’impossessa degli artiun senso di immobilità pervade il corpo interointorno e dentro me la pace si diffondeunico ed ultimo contatto con il mondo esterno: gli occhi!Cominciano a roteare, circospetti…catturano ogni singolo particolarepronti a socchiudersi per sempreuna miriade di ricordi si aggrovigliano nella mente:colorati, vivi!I volti delle persone scorrono come titoli di coda di un film,il mio film, la mia vita!Cala il sipariolo schermo si annerisce.Fine.
Più che lamentarci di chi ci opera facendoci del male dobbiamo essere incazzati con chi ci ha portato la malattia.
Il senno del poi porta solo rimpianti, il senno del momento spesso è assente.