Angelo Longobardo – Speranza
Se ti chiedo un anelito di speranza, non mi rispondere con la voce dell’incoscienza. La grammatica del cuore coniuga l’infinito di ieri col presente di futuro.
Se ti chiedo un anelito di speranza, non mi rispondere con la voce dell’incoscienza. La grammatica del cuore coniuga l’infinito di ieri col presente di futuro.
Spero che in paradiso, semmai ne esista uno, non vi sia odio, invidia o ipocrisia.
Mi aggrappo al cielo e raggiungo le mie speranze.
Sei il pensiero più bello, il regalo più grande, la certezza migliore che possa esistere. Anche se da lontano sento che le tue braccia mi proteggono, che il tuo cuore mi riscalda, che i tuoi occhi vegliano su di me. Non esiste sensazione migliore, anche se un abbraccio, ora come ora, non sarebbe male. La distanza mi porta a detestare tutto, a fare sogni, che spero insieme a te si possano realizzare.
Non togliere mai la speranza a qualcuno. Forse è tutto ciò che ha!
Il poeta vive di tanta solitudine e un po’ di speranza.
Tutti confusi, tutti strafusi, tutti infusi sugli usi degli elementi di vita quotidiana dove la voce dei rumori del baratro sociale degli usi sconsiderevoli ne fa prodotto di un altoforno a ciclo continuo. Meditate gente, meditate.