Anna Maria D’Alò – Abitudine
Se l’abitudine diventa rassegnazione, metterà le sue radici.
Se l’abitudine diventa rassegnazione, metterà le sue radici.
Si cessa di essere colpevoli solo quando si diventa vittima di un’ingiustizia più grande.
Sono le negazioni dell’esistenza a spingerti a cercare le conferme per far emergere sui meno il più, come nell’algebra della vita il prodotto tra due meno dà un più.
L’amore forzato, quello portato avanti solo per cause di forza maggiore, come soldi, abitudine, convenienza, famiglia, paura di star soli o peggio, paura del giudizio altrui, è come un palazzo privo di fondamenta, pronto a crollare da un momento all’altro. Più o meno è come il fumo, danneggia gravemente l’individuo e chi gli sta attorno. Dicono che l’amore non basti, figuriamoci quando manca persino quello.
Ogni cosa vive il suo istante di vita piena ed è poesia. Solo l’anima si soddisfa di se stessa, del suo scavalcare i confini, di vedere oltre la percezione e solo lei conosce il travaglio del giusto e dell’ingiusto, mentre l’uomo, il marinaio della poesia, naviga per lidi ignoti, spingendosi al largo della sua inquietudine. Possedere una certezza che accarezzi il cuore, che ti culli nel buio è attraversare la mezzanotte più profonda della vita e accettare il negativo come se fosse amore, un amore che si compie nell’attesa per donare luce.
Ascolta l’altra parte di te che vive nell’ombra perché offuscata dall’altra che è nella luce,…
Potrai possedere tutti i pennelli del mondo, ma se non usi i pennelli dell’anima avrai alla tua parete solo una cornice vuota.