Antonio Belsito – Morte
Dove mi porti? “Chiedilo al coraggio”, esclamò la morte. Ma il coraggio non rispose e la morte tacque. Si guardarono. Fu la vita.
Dove mi porti? “Chiedilo al coraggio”, esclamò la morte. Ma il coraggio non rispose e la morte tacque. Si guardarono. Fu la vita.
La malattia è la ribellione della nostra eternità contro il suo seppellimento ad opera dell’ego.
Per quanto triste possa essere, è la morte a dare un senso a tutto.
Riempire di sangue fiumi di catrame solo per correre come dannati in auto non possono essere addobbati da fiori che vivono di lacrime. Delle semplici biciclette che creavano felicità in un gruppo di appassionati non meritavano di diventare dei semplici rottami.
Un giorno in più di attesa, uno in meno di speranza. Un giorno in più di silenzio, uno in meno di vita. La morte vaga per i corridoi e il mio compito è di distrarla perché non trovi la tua porta.
Luce vivida ti avvolge come un manto incantato e tu non senti più il vento gelido che ti scompiglia i capelli né il caldo soffocante che ricopre la tua pelle, stai lì, in balia degli eventi osservando la luce che c’è sopra di te che ti dà sicurezza, come una candela nel buio essa squarcia l’oscurità dentro la tua anima, inondandola di beatitudine. La morte.
La vita è dono divino, la morte prematura è grazia; si scansano i patimenti della vita terrena e si raggiungono prima i godimenti dell’eternità.