Benjamin Franklin – Morte
Per far mantenere un segreto a tre persone, due devono essere morte.
Per far mantenere un segreto a tre persone, due devono essere morte.
Trascino stanca i miei passi lenti, mentre i ricordi invadono l’aria: ti rivedo madre, ti sento, ti odo; ma poi i ricordi svaniscono e torno sui miei passi, lentamente, stanca, senza ormai saper dove andare perché tu, faro della mia vita, ti sei spenta. E ancor oggi, nella mia strada buia e solitaria grido il tuo nome, Mamma.
Gli assenti non sono mai senza difetti. Né i presenti senza una scusa.
Si avvicina l’ora, e sono solo. Chi la allontanerà da me quest’ora, se sono solo?
Io riuscii a mentire a mio padre, non la mia mano. “Puoi farmi la barba?” – domandò mio padre. Andai in bagno, presi il rasoio e la schiuma, un asciugamano e tornai da lui, steso nel letto del reparto dei malati terminali. Gli spalmai un po’ di schiuma. La mano tremava, non riuscivo a fermarla. Mio padre prese il rasoio dalla mia mano e disse: “Guarda, si fa così.” Io avevo quarantasei anni e mio padre, il giorno dopo, era morto.
La malattia, la follia e la morte, erano gli angeli neri che si affacciavano sulla mia culla.
Morire per una fazione è un male comune, ma essere impiccati per un’assurdità è il demonio.