Cesare Fischetti – Stati d’Animo
La notte è la mia vita. La tranquillità è la mia casa. Il silenzio è la mia musica.
La notte è la mia vita. La tranquillità è la mia casa. Il silenzio è la mia musica.
Le illusioni a volte aiutano a vivere, ma uccidono il cuore e l’anima se ci si crede troppo.
Non credere a chi ti dice “ti voglio bene” o “ti amo”, sono i primi che ti pugnalano alle spalle.
Io non capisco se il vuoto è in me o se io sto nel vuoto.
La felicità di sentirsi adolescenti e di provare ancora l’emozione di guardarsi da lontano e non potersi sfiorare!
Ogni giorno c’è un cassetto che devi aprire. Non importa cosa ci troverai, cosa ci sia realmente dentro e persino quello che speri di trovarci. Tu aprilo comunque e anche se è vuoto, immagina.
Ho curvato ogni mia parte, intenzione, sogno perché aderissero ai tuoi palmi. Ho misurato le parallele di strade tutte uguali e contato i passi nei vicoli, ho girato gli angoli e tracciato le perpendicolari. Non ho avuto soluzioni, ma ho fatto scorta di alternative, ho creduto nel caotico caso e nell’anima a soqquadro. Ho ascoltato le parole che non mi hai detto e le tue lacrime di certi umori storti. Un’esitazione o due. Tre parole o quattro. Sono rimasta clandestina e sequestrata. Incespico ancora tra le cose guaste e poche, tra le mezze allusioni che sono valse più dei discorsi interi. Nell’incertezza tra scomparire e rimanere, ho tolto luci e definizioni, lasciando i calchi alla penombra in uno spiraglio frastagliato di impressioni accennate. Rifletto le mani sulle pareti, gioco con le forme, racchiudendo nuvole nella stanza vuota. Un cielo col tetto a volta e l’aria che sa d’intonaco non più fresco. Anche l’attesa ha avuto un contrattempo. Ho scritto molto sui fogli raccattati da chi li accartocciava per distruggerti e ho ripreso tutte le tue parole per farle mie, scrivendo un rigo sopra e aggiungendo dell’altro spazio bianco perché tu continuassi con l’inchiostro e il tempo nuovo. Ho dimenticato do mettere a posto i fogli. E le finestre si aprono sempre all’improvviso. Ora lo so.