Charles Bukowski – Stati d’Animo
Io chiedo solo di non essere immerso nella banalità dell’umanità.
Io chiedo solo di non essere immerso nella banalità dell’umanità.
Cerco la solitudine, la solitudine del mio amore.
E il fatto che avevo dei problemi ad essere un “essere umano.”
Non voglio inseguire con affanno la finta giovinezza presenziando locali alla moda, frequentando inutili comparse della mia vita, farmi fotografare esibendo sorrisi per il fotografo più annacquati dei mojito che sorseggio. A questa scelta contrappongo il calore di un rifugio domestico, un vecchio plaid sdrucito ad avvolgere i miei sogni, un film scadente del quale non vedrò il finale perché sceglierò di vestirmi di colei che amerò.
Solo gli occhi di chi ti vuole bene, guardandoti, capiscono al volo la tua sofferenza, quella che tenti di non mostrare e che tieni ben nascosta nel profondo del tuo animo.
La notte i pensieri ritornano alla mente. Non tutti, solo i più “importanti”.
Era solo quando mi trovavo solo con me stesso che riuscivo a sentirmi più amico di ogni altra persona su questa terra, è un po triste da dire ma era così. Conoscevo un sacco di persone speciali, alcune lo erano davvero tanto, ecco, quando ero solo riuscivo a contarle; ma quando ero da solo pensavo, soffrivo, mi facevo anche del male a volte, ma era solo con la forza interiore, con l’aiuto di me stesso che riuscivo a risolvere tutto, e così nessuno mi avrebbe mai più tradito e sarei riuscito sempre a perdonarmi.