Claudio Visconti De Padua – Stati d’Animo
Tanto a pensarli i problemi non sminuiscono allora dateci poca importanza come alle cattive compagnie.
Tanto a pensarli i problemi non sminuiscono allora dateci poca importanza come alle cattive compagnie.
Ogni nostra singola decisione ci porta verso la solita strada, tutto porta nella stessa direzione, la nostra fine, finiremo concime per questo pianeta, siamo cibo per qualcosa più grande di noi ci illudiamo di poter vivere in eterno di poter cambiare strada ma questo non accadrà mai, sono solo un nessun qualunque come tutti voi, non mi illudo di cambiare il mondo ma dico a te che forse un giorno potrai, fallo in meglio per rendere la vita di chi ti seguirà più sopportabile.
Miliardi di occhi non vedono, quello che carezzi tu con un singolo sguardo.
Mi sono sentita cadere a pezzi anch’io. Ho sentito il vuoto che mi divorava. E come molti ho finto di star bene. Ho finto a lungo, dicendomi: “Passerà”! Si ascolta un silenzio che spaventa in quei momenti, anche quando sei nella fossa tra milioni di voci e di rumori l’unica cosa che senti è il tuo silenzio. Sarebbe meglio gridare in quei momenti, a costo di passare da pazzi. Sarebbe meglio smettere di fingere e dire: “Sto male”! Sarebbe meglio non chiudersi mascherando dietro sorrisi e falsi “Va tutto bene” il nostro dolore, ma avere il coraggio di dire: “Non ce la faccio da solo”!
Fingere simpatia per nascondere l’antipatia che provo per qualcuno non è da me. In alcuni casi sono davvero un libro aperto.
Perché sono cosi maledettamente complicata? Vorrei che restasse e gli urlo di andare via, lo amo e riesco a malapena a dirgli che gli voglio bene, vorrei abbracciarlo forte e non lo lascio nemmeno avvicinare. Vorrei non essere cosi, ma ho troppa paura per lasciarmi andare.
Sono la mia aristocratica sorella gemella. Quella dagli occhi rossi, infiammati. Quella che urla contro il male della mia anima e me la difende, come fosse lei la maggiore e, forse, è nata una frazione di secondo prima che rimanessimo orfane. Si divide, moltiplicandomi, applicando un teorema all’ipotenusa dei nostri cordoni ombelicali.Urla le mie parole inconfessabili. Ci celebriamo nelle notti e mi distilla i cattivi pensieri ed i residui diurni. Le devo tanto, ma è l’unica che non pretende la mia gratitudine e non mi tiene sotto scacco, in quel continuo stato di debito che mi usura e mi ricatta.