Daniele De Patre – Silenzio
In un convento: il canto delle cicale, il cinguettio degli uccelli, il vento tra gli alberi. Questo si che è silenzio.
In un convento: il canto delle cicale, il cinguettio degli uccelli, il vento tra gli alberi. Questo si che è silenzio.
Il silenzio ha parole, alcune non dette, come un addio.
Non si accorse di ciò che stava avendo, non si accorse che tutto era gratuito, non si accorse che gli veniva dato senza secondi fini, non si accorse che nessuno chiedeva gli osanna, non si accorse che esisteva anche l’altro. Quando intuì ciò che aveva avuto, fu tardi: l’altro era già andato via.
Avevo spalancato la porta, invitando tanti ad entrare, credendo di aver accolto nel miglior modo possibile. Ho apparecchiato, ho fatto accomodare, ho servito, ho fatto trovare pietanze. Sarà poco, ma più di questo non sono in grado di fare. Adesso mio malgrado, la porta è stata chiusa. Sono rimasti pochi commensali: buon appetito…
Quando dovrai tornare indietro, fai così: voltati e cammina. Comunque, continuerai ad andare avanti.
Se hai qualcosa da dire, ma non conosci il modo giusto per dirlo, tanto vale che stai zitto.
Fin quando resteremo in prima fila non riusciremo a capire cosa accade alle nostre spalle. Invece, a volte meglio sederci agli ultimi posti: la visuale sarà certamente migliore. Poi, ogni tanto sarà bene alzarci e metterci ai lati: lì vedremo cose nuove, forse scopriremo il meglio.