Edward Morgan Forster – Morte
Non prestare, regala; quando sarai morto, chi ti dirà grazie?
Non prestare, regala; quando sarai morto, chi ti dirà grazie?
Un ricamo li nell’armadio, sulle lenzuola di seta custodite come uno scrigno prezioso e intoccabile. Le guardo, le sfioro poi mi allontano. La sera prima che ti saresti sposata avevo sognato di metterle sul tuo letto, e tu con gli occhi pieni di lacrime di emozione mi avresti detto: Mamma da domani abiterò qui, ma so che quando tornerò a casa da te mi aspetterai a braccia aperte. Quel ricamo aveva dentro i fili del tuo futuro ma questo futuro non l’hai vissuto. Ora quei fili mi graffiano il cuore, e non so a cosa aggrapparmi per non sprofondare nel mio dolore.
Professori: i sopravvissuti in un mondo in macerie (meglio la morte).
Non temo la morte, ma provo rammarico nel sapere di non aver tempo per visitare almeno un pezzo d’universo.
L’importante è che la morte ci colga vivi.
Potranno recidere tutti i fiori ma non potranno fermare la primavera.
La morte: mi sembra inutile e malvagia come sempre, mi sembra il male primordiale di tutto ciò che esiste, l’irrisolto e l’incomprensibile, il nodo in cui tutto da tempo immemorabile è stretto e preso e che nessuno ha osato recidere.