Ergi Paolo Mone – Morte
Non è la morte che fa paura, ma è la vita con le sue fiabe e i suoi dolori che ci usura.
Non è la morte che fa paura, ma è la vita con le sue fiabe e i suoi dolori che ci usura.
Gran Dio e testimoni tutti della mia morte: son vissuto filosofo e muoio cristiano.
C’è una sola cosa più nera dell’oscurità: è l’ombra della morte che ti segue con passo costante. Ma la vittima è già stata predestinata, l’abbraccio della morte è su di lei e delle gelide labbra stanno per baciarla per l’ultima volta.
Ti vestirai di nero per sfuggirle, piangerai le tue perdite in silenzio e ti aggrapperai alla speranza. Rincorrerai la vita, sapendo bene che la tua ora è arrivata, ma non lo saprai fin a quando il ticchettio dell’orologio ti avvertirà. D’altronde non l’hanno sconfitta i dittatori, che credevano di avere il mondo in mano, come puoi farcela tu? Tu non sei nessuno. Faresti meglio ad inginocchiarti uomo, perché la morte ha allungato le sue scheletriche braccia per afferrarti. Non potrai mai vincere una battaglia persa in partenza.
I più bei versi, le più belle scene a teatro riguardano sempre la morte, perché il più grande messaggio dell’artista è farci comprendere la bellezza della disfatta.
Quando il cuor si spegnerà tutto svanirà anche la libertà…
Ecco la morte come ci inganna. Ci aggredisce con le cose che temiamo o ci ammalia con le cose che amiamo.