Fabrizio De André – Desiderio
Mia madre mi dissenon devi giocare con gli zingari nel boscoma il bosco era scurol’erba era verdedite a mia madre che non tornerò.
Mia madre mi dissenon devi giocare con gli zingari nel boscoma il bosco era scurol’erba era verdedite a mia madre che non tornerò.
Le tentazioni spalancano la mente ai pensieri indecenti.
Vorrei essere una farfalla che accarezza i petali di ogni fiore che sceglie il migliore e che non deve essere scelta, vorrei essere il vento che rinfresca l’arsura, vorrei essere la notte dove tutto può accadere, vorrei essere un sasso che si lancia libero verso l’infinito, vorrei essere la mano che guarisce quella che punisce quella che partorisce, vorrei essere il respiro, l’ultimo quello che da pace il primo quello che da vita, vorrei essere il sogno di ogni essere umano quello che si ricorda quello che sembra reale quello che fa rimanere il dubbio. Vorrei essere un fiume ricco di tutti i suoi organismi cosi perfetti, che dorme nel suo letto o straripa dalla gioia, vorrei vorrei un sogno perfetto che fosse reale che quando scendi dal letto tutto è perfetto.
Il desiderio, qualsiasi forma abbia, è una nuvola che tutti dobbiamo attraversare. “A voglia” fare come Schopenhauer: l’assenza di volontà, e quindi di dolore porta inevitabilmente a un baratro di emozioni. Un piatto vuoto, un piatto piatto. Casomai è meglio superare il nostro limite, o semplicemente guardarlo, osservarlo da molto vicino, senza timore e rendersi sempre più consapevoli di chi siamo e cosa vogliamo davvero.
Io quest’anno, nell’uovo di Pasqua come sorpresa vorrei trovare tanti coriandoli di serenità da donare alle persone cattive.
Trovate degli occhi che vi guardino con amore, non solo con desiderio.
È meraviglioso scrutare nei tuoi occhi il desiderio che accomuna la nostra carne tremante.