Federico Cerniglia – Abbandonare
Vagavo per la città, spensierato e con quella grande torre che spiccava nel cielo, adesso è stata sommersa dalle nuvole, e poi quasi come se il sole l’avesse sciolta. Non sono più da quelle parti.
Vagavo per la città, spensierato e con quella grande torre che spiccava nel cielo, adesso è stata sommersa dalle nuvole, e poi quasi come se il sole l’avesse sciolta. Non sono più da quelle parti.
Mi mancano i miei genitori, eppure abito con loro…
La vedo anche io l’immagine nello specchio che ci unisce, la differenza è che io ho smesso di sputarci addosso.
Vorrei poter continuare a starti accanto, ma so che non sarebbe possibile, perché nutro già dei sentimenti per te. Non riuscirei ad averti vicina, consapevole che non potrai essere più di quanto tu sia già per me. Ed è per questo che ti devo lasciar andare. Perché con te sarà sempre e solo un “se”, e odierei continuare a fantasticare su di te, una persona con la quale non potrò concretizzare nulla di quello che desidero.
Meglio non credere a chi ritorna. Chi se ne è andato la prima volta lo fa perché ce l’ha inscritto nel dna, è uno stile di vita; se ne andrà la seconda, terza, quarta volta, a seconda di quante possibilità gli diamo e rischiamo così di consumare la nostra vita oscillando perennemente in un’altalena a provare vertigini!
Quando eri nei miei pensieri, mi faceva male tenermi tutto dentro. Ora che è finito mi fà male pensare a quello che ti ho detto, perché non meritavi nulla. Dimentica e addio.
Nell’abbandono troviamo quella parte di noi che si è smarrita quando credevamo di essere padroni…