Federico Moccia – Libri
Ti spalmerei sul panino come una noce di burro.
Ti spalmerei sul panino come una noce di burro.
Ho paura che un giorno, dopo esserci tanto mancati, ci chiederemo se potevamo fare qualcosa concretamente, invece di mancarci senza fare niente.
Abbracciati, innamorati, avvinghiati, come amorevoli edere alla faccia del tempo, dei giorni, di quello che sarà dei venti.
Mi accorsi di leggere un capolavoro quando mi persi tra le righe, ma non ebbi alcuna intenzione di trovare una via d’uscita.
Ho ritrovato una fotografia di mio figlio ventenne.È in California con le amiche Erica ed Elisabeth Lennard.È magrissimo, sembra un ugandese, però bianco anche lui. Trovo che ha un sorriso arrogante, un’aria di scherno.Vuol dare l’impressione trasandata di un giovane vagabondo. Si piace così, povero, con l’aria da povero, la goffaggine di un ragazzo magro.È la fotografia che si avvicina di più a quella, mai scattata, della ragazza del traghetto.
– Ma la vita vera è un’altra! Mica esiste che una rinunci così al suo amore!- E chi te lo dice? Nessuno te lo dice… è il bello dei film. Sono ipotesi, sono quello che a volte non si riesce a vivere davvero.
La pelle cominciò a formicolarle. Riusciva a percepire, in un modo fino ad allora sconosciuto, la volta del cielo, la solidità granitica della terra e la sterminata vastità dell’oceano, onda su onda su onda, fino all’orizzonte e oltre. Ed era come se gli elementi la stessero aspettando, osservando, ascoltando.