Basilio Antoci – Filosofia
Il positivismo non vede oltre il presente, mentre il naturalismo si dedica all’eterno.
Il positivismo non vede oltre il presente, mentre il naturalismo si dedica all’eterno.
Penso per vivere e vivo per amare.
Ho compreso l’inconoscibile più che mai e professato l’indicibile con la tua mano sulla bocca, pronta a stracciarmi le parole inaudite, ché le verità van taciute: saperle e non dirle, affranca. Ho cambiato il mio nome in “nessuno”, così che a trovare il soggetto delle tue cose spiacevoli, il destino svanisca nelle mani dell’inesistente e non si paventi alcun presagio, ma non sapevo che ciò sarebbe valso ad escludermi anche dal tuo bello.
Nell’alba si riflette la luce della sera, ed è il tempo a riflettere il passato nel presente. Ma il colore è sempre altrove, come la vita è oltre. Le intuizioni possono forse essere la connessione tra presente e futuro: potrebbero essere manifestazioni o anticipazioni di pensieri nell’immediato e futuro pensiero sul quale si basano.
Il tempo distrugge una dimensione dello spazio, e crea un’illusione per la vista, nel senso di piattezza e uniformità illusoria, del mondo. Senza tempo, la visione del mondo sarebbe fatta di spigoli e curve nell’insieme delle dimensioni, e la luce si irradierebbe ovunque, senza incontrare barriere.
Non esiste nulla che non serva. Ecco perché non esiste il nulla.
L’uomo è un bipede implume.
Il tempo mi scorre all’inverso, questo significa vedere il futuro.
Non c’è inizio dal nulla, né fine del tutto. L’inizio e la fine (di un universo), sono relativi e simultanei.
Finché l’uomo avrà più dubbi che certezze un giorno potrà raggiungere una certezza, ma se avrà solo certezze resterà sempre nel dubbio.
Troppo spesso le nostre idee sono zavorra per la nostra mente “aerostatica”.
Il filosofo diviene “pretenzioso” quando ritiene sia un suo diritto la visione diretta della meta.
È possibile smettere di porsi domande?
L’umanità non sarebbe un’idea malvagia, se non fosse per l’uomo.
Come non esiste tema senza variazione o viceversa, non esiste continuità senza discontinuità, costante senza mutamento, essere senza divenire. Tuttavia l’equilibrio di questi due poli è così precario che prima o poi giungono inevitabili un cosiddetto “punto di rottura/catastrofe” e una conseguente “rottura di simmetria”. Al che irrompono pure opinioni soggettivissime e giudizi personalissimi sul valore d’attribuire a tali eventi.
Siamo tra gli animali, coloro che vorrebbero vivere, la pretesa al mondo, dove nulla viene concesso altro che la sopravvivenza; darei un senso alla mia vita, solo condividendo ai moribondi la morte, questa, la suprema notte, oltre ogni misera sorte.
Non esiste altro modo per essere normali che pensare di esserlo.