Flaminia Momigliano – Guerra & Pace
Quale combattimento può giudicarsi vantaggioso, se apre ferite da ambo le parti?
Quale combattimento può giudicarsi vantaggioso, se apre ferite da ambo le parti?
La pace è la quiete dopo la tempesta, è l’approdo dopo la guerra che abbiamo combattuto dentro di noi senza riuscire ad essere stati validi guerrieri.
Essere un soldato è un orgoglio per il proprio paese, ma una vera vergogna per ciò che il proprio paese è capace di fare ed arrivare.
Il gioco dei potenti del mondo gira come una trottola e quando si ferma la fanno ripartire: crisi – guerra – ripresa. Tutto questo per il loro piacere. La crisi gira e serve per impoverire le persone che chiedono prestiti alle banche che intanto ci guadagnano e fanno arricchire anche i salvadanai dei potenti, che rubano dalle borse per giocare in borsa; ma questi potenti non sono mai contenti e così devono distrarre i popoli dichiarando un giro di guerra, in cui però non combattono loro personalmente ma mandano uomini, e purtroppo ora anche donne, che credono di combattere e morire per delle giuste cause e per quelle che vengono chiamate missioni di pace; si certo… con le armi? Intanto i potenti del mondo guardano ciò che accade comodamente seduti sui loro lati migliori, finché una mattina non si alzano col piede giusto e la coscienza che gli fa male; così decidono di mettere in pausa il loro gioco per un giro di ripresa. Ma è dal cielo che arriverà la pace.
Io non mi considero un vero partigiano, io ero una staffetta.
Toccato da un’altra, sfiorato da un’altra, pensato da un’altra. È follia la mia. Scoppierò. Darò fuoco e sentirò il sapore amaro della quiete della pace a cui io non porrò confini. Solo dopo. Amare è combattere.
Da un lato la grande forza della guerra ci spinge a sopravvivere, dall’altra la grande pace che ci spinge ad odiare la guerra.