Gaia Ghidelli – Tristezza
-Come stai?-Come sto? Non lo so. Sto come non vorrei stare. Sto come sta uno senza l’ombrello nel bel mezzo del temporale. Sto normale.-Normale?-Sì, normale. Normale senza il “nor”.
-Come stai?-Come sto? Non lo so. Sto come non vorrei stare. Sto come sta uno senza l’ombrello nel bel mezzo del temporale. Sto normale.-Normale?-Sì, normale. Normale senza il “nor”.
Piangere è come respirare: più tieni dentro, più poi cacci fuori.
Dunque la mia vita si basa su questo… tristezza… in ogni ambito… per quanto mi impegni non ottengo mai successi, per quante persone incontri nessuna mi capisce realmente, per quante ragazze incontri nessuna si accorge delle mie emozioni.In questi casi mi volto, sorrido e asciugo una lacrima furtiva.
Penso che uno dei gesti più belli sia l’abbraccio fra idolo e fan. Il mondo che vi separava si scioglie e rimane solo l’amore che provate.
Ci guardiamo nello specchio. Gli occhi infossati e arrossati ci dicono qualcosa che preferiremmo ignorare. Ci giriamo dall’altra parte perché siamo troppo tristi per ammettere di essere tristi.
Non provo più niente. Sto diventando impassibile, non riesco più a sentire qualche emozione che mi provochi un brivido, un sorriso. È mortificante come sto buttando una vita così breve, ed è ancora più dolente sapere che non avrò un’altra possibilità, che sto sprecando la mia unica esistenza in questo corpo inadeguato, nei miei pensieri più futili e depressi ci passo momenti interminabili e lenti che mi fanno rendere conto che non c’è più tempo per uno sbaglio come me. Che sono come una macchia d’inchiostro su una camicia bianca, terribilmente fastidiosa. Tutti preferiscono non averla fra i piedi.
Chi sta peggio di colui che è triste? Colui che si è abituato alla tristezza.