Giovanni Nebuloni – Filosofia
La retta via non è semplice geometria.
La retta via non è semplice geometria.
Cos’è che non va? È forse la vanità nell’essere se stessi?, o forse il credere troppo in ciò che si prova?, dirvi… sarebbe semplice, ma una cosa è certa, tutto muta nell’attimo in cui si vive, e questo ci cambia la vita, dovremmo essere sempre pronti al cambiamento! Questo è il mistero!
Ripose il piede e lo scordò.
Siamo la combinazione di una serie di fenomeni fortuiti in un nesso casuale o forse il susseguirsi di eventi ordinati e governati da un nesso filologicamente razionale? Oppure è solo le nostra visione limitata dello spazio e del tempo che non ci permette di comprendere che il caos e l’ordine sono le due facce della stessa medaglia e che l’uno non può esistere senza l’altro, esattamente come il giorno non può esistere senza la notte.
Ho cominciato ad essere amico di me stesso.
Non si può dire che l’universo sia finito o infinito, così come, non si può dire che siano finite o infinite le combinazioni musicali delle ottantotto note di un piano forte.
Chi sradicasse la conoscenza del dolore estirperebbe anche la conoscenza del piacere e in fin dei conti annienterebbe l’uomo.
Cos’è che non va? È forse la vanità nell’essere se stessi?, o forse il credere troppo in ciò che si prova?, dirvi… sarebbe semplice, ma una cosa è certa, tutto muta nell’attimo in cui si vive, e questo ci cambia la vita, dovremmo essere sempre pronti al cambiamento! Questo è il mistero!
Ripose il piede e lo scordò.
Siamo la combinazione di una serie di fenomeni fortuiti in un nesso casuale o forse il susseguirsi di eventi ordinati e governati da un nesso filologicamente razionale? Oppure è solo le nostra visione limitata dello spazio e del tempo che non ci permette di comprendere che il caos e l’ordine sono le due facce della stessa medaglia e che l’uno non può esistere senza l’altro, esattamente come il giorno non può esistere senza la notte.
Ho cominciato ad essere amico di me stesso.
Non si può dire che l’universo sia finito o infinito, così come, non si può dire che siano finite o infinite le combinazioni musicali delle ottantotto note di un piano forte.
Chi sradicasse la conoscenza del dolore estirperebbe anche la conoscenza del piacere e in fin dei conti annienterebbe l’uomo.
Cos’è che non va? È forse la vanità nell’essere se stessi?, o forse il credere troppo in ciò che si prova?, dirvi… sarebbe semplice, ma una cosa è certa, tutto muta nell’attimo in cui si vive, e questo ci cambia la vita, dovremmo essere sempre pronti al cambiamento! Questo è il mistero!
Ripose il piede e lo scordò.
Siamo la combinazione di una serie di fenomeni fortuiti in un nesso casuale o forse il susseguirsi di eventi ordinati e governati da un nesso filologicamente razionale? Oppure è solo le nostra visione limitata dello spazio e del tempo che non ci permette di comprendere che il caos e l’ordine sono le due facce della stessa medaglia e che l’uno non può esistere senza l’altro, esattamente come il giorno non può esistere senza la notte.
Ho cominciato ad essere amico di me stesso.
Non si può dire che l’universo sia finito o infinito, così come, non si può dire che siano finite o infinite le combinazioni musicali delle ottantotto note di un piano forte.
Chi sradicasse la conoscenza del dolore estirperebbe anche la conoscenza del piacere e in fin dei conti annienterebbe l’uomo.