Giuseppe Nicosia – Filosofia
In carcere, noi comuni detenuti, siamo tutti vittime di una giustizia che non vuole capire.
In carcere, noi comuni detenuti, siamo tutti vittime di una giustizia che non vuole capire.
Se mangiamo un piatto di minestra davanti a un fuoco caldo stiamo piacevolmente bene. Lo apprezziamo, ma un povero davanti a quel piatto di minestra e quel fuoco caldo esalta di felicità.La sofferenza dà un senso profondo a quello che conquistiamo, e quando poi sorridiamo lo facciamo col cuore.
La forza sta nel non piegarsi conservando la propria identità. Lo spazio come luogo non materiale e realtà invisibile, non si piega mai sotto alcuna massa, oppure materia ed energia vi sarebbero assorbite, “sparirebbero”. La materia è immersa nello spazio senza alterarlo: la concretezza non tocca un tratto astratto, com’è il concetto di spazio. Sarebbe “fuori luogo”.
Non voglio seguire un’ideologia.Avere la strada già prefissata e comportarmi secondo le parole o le idee di un’altra persona.Voglio creare i miei principi confrontandoli ogni giorno con altri.Voglio non giudicare.Io penso che nella vita non conta essere etichettati con nomi creati dalla società per identificarci, ma conta alzarci ogni mattina sentendo che quello che stiamo facendo ci rende fieri e felici.Conta avere il coraggio di soffrire per cambiare ciò che ci rende infelici.Non voglio seguire un ideologia.Voglio sentire l’umanità nella sua semplicità.
La vita è nel movimento.
Il karate è un complemento della giustizia.
La percezione di ciò che si sviluppa nel nostro contorno, dove arrivano direttamente i nostri sensi senza vincoli creati dal tempo che hai a disposizione è l’unica realtà nota.