Benito Mussolini – Guerra & Pace
Noi diciamo che solo Iddio può piegare la volontà fascista; gli uomini e le cose mai.
Noi diciamo che solo Iddio può piegare la volontà fascista; gli uomini e le cose mai.
Noi ci chiediamo spesso come mai esistano ancora le guerre… ma forse perché non ci rendiamo conto che l’uomo è capace addirittura di dimenticarsi e sfruttare il suo creatore, il suo Dio, per pensare solo al suo bene terenno.
Rubano, massacrano, rapinano e, con falso nome, lo chiamano impero; infine, dove hanno fatto il deserto, lo chiamano pace.
Non la forza, ma la bellezza, quella vera, salverà il mondo.
La pace è la migliore delle cose che siano date di conoscere all’uomo; e una sola pace è da preferire a mille trionfi.
I vantaggi della guerra, se ce né qualcuno, sono solo per i potenti della nazione vincente. Gli svantaggi ricadono sulla povera gente.
La Pace è un cuore fra tante pietre, è parlare piano tra gli urli, è riuscire a tacere e non rispondere alla provocazione, è non guardare il colore della pelle ed è il rispetto delle diversità, devi farla tua dentro di te e trasmetterla poi fuori, e se non saprai farlo, qualcuno lo farà per te. Pace.
La pace è un sogno… non crederci ma non smettere di sperarci e di fare qualcosa per realizzarla.
Spesso dico a me stessa che se non avessimo accettato, nel corso delle generazioni, di veder soffocare gli animali nei vagoni bestiame, nessuno, neppure i soldati addetti alla scorta, avrebbe sopportato i vagoni piombati degli anni 1940-1945.
Dal mio sangue non nasceranno soldati.
Ero arrabbiato con il mio amico: io glielo dissi, e la rabbia finì. Ero arrabbiato con il nemico: non ne parlai, e la rabbia crebbe.
Chi sa placare la propria ira può dominare il mondo.
Per il futuro non so quale sarà quel prezioso bene economico che gli uomini si contenderanno per accaparrarselo, ma una cosa è certa: quando nel mondo rimarrà l’ultima pozzanghera d’acqua, arriverà un uomo con una clava intelligente e dirà che quella pozzanghera è sua.
Era solo un gioco. E lui partecipò. Era solo un gioco gli avevano detto. Uno dei tanti, solo un po’ più in grande, ecco, più organizzato.D’altronde dopo aver volteggiato con un deltaplano, essersi gettato da un ponte con un elastico attaccato al piede, l’adrenalina per scomodarsi pretendeva prove sempre più eccitanti. E questa lo era.Guerra.Il gioco della guerra con proiettili finti, colorati, che ti macchiano il vestito e provano il fatto che sei stato colpito. Per il resto era un gioco all’aria aperta, sano, virile, divertente, con regole precise: una bandiera da conquistare per vincere la partita.Ma anche di queste ne avevano già fatte parecchie, in Brianza, sul Lago di Como, in Val Brembana. Dapprima soltanto di domenica, dall’alba al tramonto; poi per l’intero weekend, con pernottamenti in tenda e lui in quel caso aveva dato il meglio di sé. Memorie del suo passato da boyscout, aveva primeggiato con la pietra focaia, la fossa attorno alla tenda, i richiami per gli uccelli, che avevano prontamente virato in senso bellico… segnali convenzionali da postazione a postazione.Ma anche quei fine settimana all’aria aperta erano diventati noiosi, routiner: gita in pulman, fermata all’autogrill per fare colazione con brioche appena scongelate e cappuccini mediocri. Chi li vedeva in fila alla cassa o salire rumorosamente sul pulman si chiedeva se erano tifosi dell’Albinoleffe in trasferta oppure cercatori di funghi associati a una proloco.Cosi non andava.Ecco allora l’idea, sempre per stimolare la famosa adrenalina che nel frattempo s’era adagiata tra le cellule di adipe e le molecole di cappuccino: andare a giocare lontano, in un luogo esotico, mescolati a guerra vera.Detto, fatto.Ed ecco l’impiegata del tour operator che con lieve perplessità, subito celata dal pagamento in contanti, consegna seicento vouchers Malpensa-Baghdad. Andata domani, ritorno open.Non chiedetemi come abbiano fatto a portare laggiù le armi, le tute mimetiche, addirittura due cannoncini (sempre con proiettili colorati, ça va sans dire). C’è chi ha parlato di corruzione dei doganieri, chi di intervento dei servizi segreti, chi, più semplicemente, di faccia tosta… pare si siano presentati al checkin in divisa, irreggimentati, e il loro “comandante” abbia fugacemente mostrato un documento timbrato e siglato dal Ministero degli Esteri che gli avrebbe fatto bypassare il metal detector… sta di fatto che ci sono arrivati.In Iraq.E da allora tutto il resto è cronaca.Tanto si è detto, tanto si è scritto. Termini come check-point, ce l’hai, pattugliamento, stazionamento, rastrellamento, contingente, coprifuoco, aria aria, terra aria, terra terra, tutti giu per terra, fuoco, fuochino, fuoco amico, sono diventati di uso comune.I Francesi, gli Svedesi e addirittura i tedeschi ci guardano ancora con stupore e ci chiedono: “Ma che gioco è? ” Gli Spagnoli si sono ritirati dopo le prime manche: “Arimus! ” hanno detto, e si sono sfilati.Ma noi siamo rimasti, al motto di “Quando il gioco si fa duro, i duri cominciano a giocare”.E lui, il nostro ex boyscout, una volta laggiù è stato coinvolto in un altro gioco ancora. Gli hanno fatto vedere un mazzo di carte.”Cos’è questo? ” gli han chiesto. E lui: “Un mazzo di carte! ” “Ripeti, cos’è? ” E lui: “Mazzo di carte, mazzo di carte, mazzo di carte… ” Aveva capito cosa volevano da lui: che lo ripetesse velocemente fino a che non gli fosse uscito “Cazzo di marte”… Invece no. Gli fanno vedere la donna di picche, e lui: “La conosco, è la pepatencia, sono fortissimo, l’ho imparato all’oratorio…”Non era neppure la pepatencia, era nascondino. Doveva trovare il Re di Cuori, il Fante di Denari e il Dieci di Fiori ancora latitanti.Ormai sono trascorsi mesi, anni, lui è ancora laggiù, tra il Tigri e l’Eufrate e nonostante la sua tempra di giocatore incallito spera in cuor suo che prima o poi arrivi l’ultimo Due di Picche in circolazione a gridare: “Liberi tutti!”Il problema vero è che non ha ancora capito dove sia la toppa.
Basta un solo gesto a scatenare una guerra.
Vorrei un mondo in pace, un mondo con la pace, un mondo che sa sorridire dove neanche i vocabolari sanno cosa significa la parola “guerra”
La Pace consiste nell’affrontare in modo creativo i conflitti.