Italo Svevo – Morte
Quando si muore si ha ben altro da fare che di pensare alla morte.
Quando si muore si ha ben altro da fare che di pensare alla morte.
La morte del fisico non è morte. Una persona muore quando gli muore l’anima, ovvero quando commette azioni malvagie che portano dolore agli altri.
La morte è la conversione dello spettro che ci racchiude verso il giudizio finale.
Al funerale il prete ha paragonato l’amore con la morte.Ha detto che entrambi derivano dal latino: amore da amor e morte da mors e “a” è una particella partitiva messa davanti a mors, l’amore che uccide la morte; io non sono pienamente d’accordo, be certo lui intendeva dire che se i tuoi cari continueranno ad amarti, tu continuerai a vivere nei loro cuori perché l’amore è ben più forte della morte; la morte può togliere la vita, distruggere la tua anima, ma non l’amore… questo è ciò che intendeva il prete.Però lui non ha considerato la cosa più importante! Quelli che sono ancora vivi. La morte uccide noi amanti, siamo noi che dobbiamo fare i conti con la morte, stiamo male, l’appetito passa, ci rinchiudiamo in noi stessi, non vogliamo vedere nessuno, ci isoliamo e piangiamo; piangiamo perché è l’unico modo che abbiamo per sfogarci e per capire che è la realtà e non stiamo sognando, che è successo veramente; e ci arrabbiamo, ci arrabbiamo con noi stessi perché noi siamo vivi, continuiamo a sognare, perché non lo abbiamo amato abbastanza, perché lo abbiamo amato e non glielo abbiamo detto o lo abbiamo fatto poche volte. Questa è la cosa più dolorosa, perché rimpiangeremo le mille occasioni che abbiamo avuto per dirglielo.Quindi è arrivato il momento di dire alle persone che amiamo, che le amiamo, perché la morte non aspetta, arriva improvvisamente!
Non mi spaventa la morte, mi spaventa sapere che ci possa essere qualcuno che soffrirà per la mia scomparsa.
La morte sta nascosta negli orologi (…) è il tempo, il tempo della individuazione, della separazione, l’astratto tempo che rotola verso la sua fine.
La morte è un mostro che caccia dal gran teatro uno spettatore attento, prima della fine di una rappresentazione che lo interessa infinitamente.