Italo Svevo – Morte
Quando si muore si ha ben altro da fare che di pensare alla morte.
Quando si muore si ha ben altro da fare che di pensare alla morte.
È meglio morire svuotandosi che riempendosi, e meglio di fame che d’indigestione.
Dovrebbe esistere una legge universale che impedisca di morire in primavera.
Non ho avuto paura di nascere, sapendo che casino sarebbe stata la vita… perché dovrei aver paura di morire quando al massimo, male che vada, non ci sarà nulla?
Non uccidete i vostri nemici ma sfregiateli e mutilateli, affinché essi siano un ricordo per se stessi e per gli altri… e ovunque passate tutto muore e ciò che non muore desidera la morte.
C’è un gioco sottile nel risveglio. Una fase in cui la morte ti corteggia, lusingandoti, per protrarre il sonno e convincerti a non svegliarti mai più. La morte ha la prima mano. Ti presenta caleidoscopicamente ciò che ti attende non appena avrai aperto gli occhi. Di che sudare freddo in un letto caldo. Poi, ti fa una controproposta: ti invita a tenere gli occhi chiusi, come se tu fossi il testimone di un imminente delitto mafioso. Quindi, gioca la carta del torpore: un asso pigliatutto che si porta via i tuoi progetti per il passato, ramazza l’angoscia di un presente onnipresente come Dio, ti assicura che nel futuro, per tua fortuna, non ci sarai.
La morte? E che cos’è di fronte alla vita?La morte è scontata… la vita no.