Kahlil Gibran (Gibran Khalil Gibran) – Stati d’Animo
I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli.
I fiori della primavera sono i sogni dell’inverno raccontati, la mattina, al tavolo degli angeli.
Posso essere tutto nella vita, ma sarò sempre me stesso. Un ribelle degli anni 70 con l’utopia di cambiare il mondo.
La pioggia estive gocciola di lira e d’ode. Due respiri tangibili e corpi che sfavillano sul vento. Il loro letto, fiume di color rubino, l’incantevole rapsodia che trascina il lieto fior di corpi, dove il torrente conguaglia arcobaleno, tra il sogno d’amore e realtà.
A volte la rabbia è come un dardo avvelenato che trafigge il cuore e contamina ogni senso. Finito l’effetto, i postumi sono rappresentati dalla tristezza o dall’indifferenza. In un modo o nell’altro, l’uomo sarà sempre pronto a rialzarsi.
I poteri dei sentimenti sfuggono alla ragione.
Il paradiso è là, dietro quella porta, ma ho perso la chiave. Forse ho solo dimenticato dove l’ho messa.
Sai cosa penso? Ma tu che parli, tu che ci tieni tanto nel criticare le cose che faccio ma tu in fondo mi conosci? Sai perché mi comporto così? Ma tu in fondo mi vuoi bene? Ma tu in fondo dove eri quando io piangevo?