Ken Follet – Libri
Ralph ammirò il suadente modo di parlare del fratello. Pensò che Merthin con le chiacchiere sarebbe riuscito a convincere gli uccelli a scendere dagli alberi.
Ralph ammirò il suadente modo di parlare del fratello. Pensò che Merthin con le chiacchiere sarebbe riuscito a convincere gli uccelli a scendere dagli alberi.
In fondo cosa occorre alla donnase vogliamo essere sinceri,in un tempo come questo in cuiè così difficile esserlo?Nient’altro che l’amore,e la capacità d’amare.Il guaio è che amare è una cosa difficile,ed è più facileessere grandi scienziati o grandi scrittrici.Perché l’amore non è volontà,non è studio, non è quel che si dice genio, è intelligenza,la vera sola misura della donna,e anche dell’uomo. (da “il giorno del giudizio”)
Se qualcuno crede davvero che il pericolo per la democrazia venga dai no global e dalla Cgil e non dai no processe dai Blackbloc dalle eterne loggie segretepatrie allora prepari subitoteloni di salvataggio salvacondotti stampelle inciuci e rattoppi. Ma non s chiamera salvare la democrazia. Si chiamerà una volta per tutte complicità.
Non riusciva più a controllare il proprio tremito. Non era poi tanto facile morire. Ogni secondo che respirava, l’odore dell’erba, l’aria fresca sul viso, era tutto così prezioso: pensare che altri avevano anni e anni, tempo da perdere, tanto tempo che non passava mai, e lui si aggrappava a ogni singolo istante. Pensò che non sarebbe riuscito a continuare e nello stesso tempo seppe che doveva. La lunga partita era finita, il Boccino era stato preso, era ora di lasciare il campo…Il Boccino. Con le dita intorpidite, trafficò per un momento con la saccoccia che portava al collo e lo tirò fuori.Mi apro alla chiusura.Lo fissò, con il respiro affannato. Adesso che voleva che il tempo che il tempo si muovesse il più lentamente possibile, ecco che accelerava, e l’intuizione sembrò arrivare più veloce del pensiero. Era questo il momento.Premette il metallo contro le labbra e sussurrò: “Sto per morire”.Il guscio dorato si spezzò. Lui alzò la mano tremante, levò la bacchetta di Draco sotto il Mantello e mormorò: “Lumos”.La pietra nera con la crepa al centro era posata nel Boccino.
Sapete cos’è un principe ebreo, vero?(A questo punto inarco le sopracciglia).Se non lo sapete, vi insegno un modo semplicissimo per riconoscerlo. Basta una sola domanda. “Dov’è il burro?” (Una lunga pausa, per permettere all’ilarità di diffondersi tra il pubblico).Bene, sappiamo tutti dove si trova il burro, non è vero? (Sorrisetto).Il burro è nel frigorifero, nell’apposito scomparto, all’interno della porta, su cui c’è scritto “burro”.(Altra pausa).Il principe ebreo, quando chiede dov’è il burro, in realtà intende dire: “Portami il burro”, ma siccome è troppo furbo per scoprirsi fino a questo punto, aggira l’ostacolo chiedendo: “Dov’è?”.(Pausa).E se gli dite: (Urlando).”è nel frigo…”(Con voce normale)e lui va a vedere, a questo punto si verifica un fatto interessante, un fenomeno fisiologico che non è ancora stato studiato a sufficienza.(Pausa).La luce del frigo sulla cornea del maschio provoca…(Pausa)la cecità. (Lunga pausa)”Non riesco a vederlo”, dice il principe ebreo. (Altra pausa)Questo è solo uno dei tanti modi in cui la sua natura principesca si manifesta. Un altro è quello di chiedere: “c’è del burro?” (Pausa).Sappiamo tutti di chi è la colpa se non ce n’è, vero?(Altra pausa).Quando è particolarmente abile, il principe ebreo mette le cose in modo da farvi credere che siano solo la vostra incredibile saggezza, la vostra perspicacia e la vostra creatività a interessargli. “Credi che ci starebbe bene un po’ di burro con questo?” Domanda.(Pausa).”Questo” di solito è una fetta di pane tostato.(Pausa).Ho sempre pensato che il concetto di principe ebreo sia stato introdotto da un potenziale principe ebreo che non è mai riuscito a farsi portare il burro da sua moglie.
Solo allora avevo compreso che si trattava di una storia di gente sola, di essenza e di perdita, che proprio per questo vi avevo cercato rifugio, fino a confonderla con la mia vita. Che mi sentivo come chi fugge nelle pagine di un romanzo perché gli oggetti del suo amore sono soltanto ombre che vivono nell’anima di uno sconosciuto.
La scrittura è quel sentiero fatto di parole in cui incontriamo noi stessi.