Michelangelo Da Pisa – Libri
Scrivendo si fa rumore nella solitudine di un foglio bianco, si celano intimi segreti tra le virgole di un animo stanco.
Scrivendo si fa rumore nella solitudine di un foglio bianco, si celano intimi segreti tra le virgole di un animo stanco.
La cosa più strana che ti può capitare è di leggere un libro, scelto senza particolari stimoli, e poi scoprire che il personaggio principale vive e percepisce il mondo come te: soffre del tuo stesso dolore e trae piacere dai tuoi stessi interessi. Sembra quasi che l’autore parli di te e con te, inquietante. Ad ogni modo, tutto questo va ben oltre il descrivibile, a dire il vero non lo si può descrivere affatto. È un qualcosa molto più intenso di ogni cosa mai provata.
Leggere è un’esperienza vitale, una delle più soavi forme di comunicazione umana.
Non sono e non sarò mai una scrittrice, ma scrivere mi ha sempre aiutato nei momenti peggiori, sia aiutandomi a mettere a fuoco i problemi, sia dandomi una valvola di sfogo per fuggire temporaneamente dalla realtà.
Gli scrittori sono un po’ come le mamme che mettono per la prima volta al mondo un figlio. Possiedono l’amore che va oltre ogni limite.
Se non scrivo per una settimana mi ammalo, non riesco più’ a camminare, mi gira la testa, vomito, non mi alzo dal letto. Ho bisogno di scrivere a macchina. Se mi tagliassero le mani scriverei con i piedi. Sicché’ non ho mai scritto per i soldi, ho scritto per questo stimolo imbecille.
Se leggere cambia la vita, leggere con intelligenza la cambia certamente in meglio.
Non importa quanti libri tu abbia letto; l’importante è quanto tu sia arrivato lontano.
Ognuno di noi è un libro unico, con una propria storia, un finale diverso, ma comunque bello da leggere. E se qualcuno si ferma alle prime pagine o non gli piace la storia, non vuol dire che il libro non è bello. Magari semplicemente che non è capace a leggerlo.
Dopo l’esplosione dei contenuti letterari, ci sarà un’implosione; i libri diverranno sempre più minimali nei contenuti, atti ad esprimere i concetti fondamentali senza divagarsi.
Scrivo perché la cultura non sa leggere.
Le parole sono l’inventario di noi stessi perché in quei piccoli suoni è racchiusa la nostra vera essenza.
Scrivere è semplice. Basta sedersi dinanzi al mare e ascoltare ciò che il mondo ha da dire, io sono mero esecutore di un dettato emozionale.
Un vecchio libro ingiallito racconta quante mani hanno toccato il suo sapere.
La fine di un libro è l’inizio di un vuoto dentro.
Ad un certo punto, durante la notte, che io stia lavorando, guardando la tv, scrivendo, leggendo, mi viene naturale abbassare le luci. Quasi iniziano a darmi fastidio, mi metto “all’ombra” di un’abat-jour, mi rintano nella luce del computer o della tv; dò spazio al buio. Ad un certo punto della notte la notte stessa si stanca di star fuori e bussa al vetro, come un amante con i sassolini, ed io non sono in grado di lasciarla fuori. Ad un certo punto della notte io mi riconcilio con il buio e mi stendo con il silenzio.
Non possiamo fare l’amore, devo finire il capitolo.