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Madame de Staël – Libri

Chi non ha mai sentito il canto italiano non sa cosa sia la musica. Le voci in Italia hanno una morbidezza e una dolcezza che ricordano sia il profumo dei fiori che la purezza del cielo. La natura ha destinato questa musica a questo clima, l’una è come il riflesso dell’altro.

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    È incredibile la rapidità, la precisione, a volte la violenza con cui ci aggrediscono i ricordi. Spesso li richiama un’immagine, una parola, un profumo, il motivo d’una canzone, ma più spesso lampeggiano a tradimento, fulminei, come lame d’acciaio nella notte. Chi sa da dove vengono e perchè, quale gioco di cellule impazzite li ha fatti nascere nel misterioso laboratorio del cervello. Precipitano a cascate, si rincorrono, si dissolvono, e per ciascuno c’è una fitta di dolore, un grano di nostalgia, un impulso di collera.Proiettiamo dentro di noi, ogni giorno, il film più appasionante del mondo e gli altri, intorno, non se ne accorgono.(da “Una stretta di mano e via”)

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    Sarebbe bello vedere gli avidi essere perseguitati così comunemente da portarli all’opposto delle loro abitudini o da terrorizzarli al punto di non fargli più mettere il naso fuori di casa. John Lennon è il mio idolo da quando sono nato, ma per quanto riguarda la rivoluzione ha torto marcio. Starsene sul proprio culo a farsi picchiare! Balle! Armati, trova un rappresentante dell’avidità o dell’opressione e spara in testa al figlio di puttana. Prepara manifesti con idee, contatti, reclutamenti, fai sentire la tua voce, rischia la galera o l’omicidio, trovati un lavoro presso il tuo bersaglio per infiltrarti più facilmente nel sistema. Poi lascia semplicemente marcire l’ingranaggio dell’impero.

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    Se da un lato le mie difficoltà – il mio “autoesilio” – mi avevano fatto scoprire sfaccettature importanti di me stesso, dall’altro avevano prodotto un effetto collaterale deleterio: la solitudine era diventata un vizio. Il mio universo si era ristretto ai pochi amici che vivevano su quei monti, alle lunghe risposte a lettere ed e-mail e all’illusione che “tutto il resto del tempo mi appartenesse”. Insomma, vivevo un’esistenza priva dei normali problemi derivanti dalla frequentazione degli altri, scevra di ogni contatto umano.