Marcello Marchesi – Morte
L’importante è che la morte ci colga vivi.
L’importante è che la morte ci colga vivi.
Non temo la morte, ma provo rammarico nel sapere di non aver tempo per visitare almeno un pezzo d’universo.
Quando arriva la morte non trova nessuno ad aspettarla.
Solo col tempo ci si rende conto che non amare è un lungo morire.
Vivere significa ribadire la propria forma. In questo senso il morire è l’azione estrema.
La malattia, la follia e la morte, erano gli angeli neri che si affacciavano sulla mia culla.
Io riuscii a mentire a mio padre, non la mia mano. “Puoi farmi la barba?” – domandò mio padre. Andai in bagno, presi il rasoio e la schiuma, un asciugamano e tornai da lui, steso nel letto del reparto dei malati terminali. Gli spalmai un po’ di schiuma. La mano tremava, non riuscivo a fermarla. Mio padre prese il rasoio dalla mia mano e disse: “Guarda, si fa così.” Io avevo quarantasei anni e mio padre, il giorno dopo, era morto.