Marco Giannetti – Cielo
A volte sfioriamo le stelle attaccati alla coda di una cometa e a volte precipitiamo dal cielo dei nostri sogni.Tutto accade perché l’amore tutti i sogni comporta.
A volte sfioriamo le stelle attaccati alla coda di una cometa e a volte precipitiamo dal cielo dei nostri sogni.Tutto accade perché l’amore tutti i sogni comporta.
Il fascino della notte è difficile da spiegare, quando hai trovato tutti gli aggettivi piu belli, s’intravedono le luci dell’alba.
Tutto passa ma l’amore resta, resta l’amore disonesto, quello disperso, resta l’amore infinito, quello sentito.Restano gli incontri sotto la luna, restano lacrime di gioia sopra le mani, restano gli occhi d’amore nei tuoi colori, restano lasagne buone in un giorno al mare e resta l’albero antico cresciuto con le nostre radici… resta il profumo di un giglio selvatico colto in un luogo sacro e incantato nella luce della luna… resta una coltre di rugiada su una stella mai esplosa.Prima o poi uscirà il sole dei giorni migliori, sarà caldo nell’inverno dell’amore, perché tutto passa ma l’amore resta, resta lontano nei nostri pensieri, resta nei passi sulla sabbia bagnata, con i suoi cani randagi a cancellarne le orme, resta per sempre il desiderio, perché tutto passa e tutto resta, solo nella favola dell’amore.
Il cielo è un concetto semplice per chi ha il vizio di sognare.
Nessuno è nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo.
Il Senatore Esteban Juan Caselli, eletto nella circoscrizione dell’America Meridionale al Senato della Repubblica Italiana, desidera esprimere alcune considerazioni davanti a recenti dichiarazioni della Signora Presidente della Repubblica Argentina, Cristina Fernandez de Kirchner, riferite all’immigrazione storica nel paese sudamericano, inclusa ovviamente quella italiana etichettandola come “dei morti di fame scesi dalle navi”.Sembrerebbe che, per la Presidente, le illusioni di coloro che volevano solo lasciarsi dietro storie d’angoscia e disperazione, causate dalle guerre e dalle conseguenze da essa derivate quale la fame, fossero motivi sufficienti per considerarli inferiori o non degni della generosità che il governo argentino d’allora seppe dimostrare.Quelle persone alle quali la dottoressa Fernandez chiama “morti di fame” sono state precisamente i nostri nonni che non sono arrivati in terra argentina solo per soddisfare i loro impellenti bisogni – senza assolutamente cercare di ottenere qualche sussidio gratuito in cambio di voti – ma per lavorare duramente costruendo l’Argentina che fu tra i primi sei paesi al mondo per il suo sviluppo.Sono stati loro che hanno fatto si che il paese diventasse il “granaio del mondo”.Sono stati loro che, lavorando giorno e notte, mangiavano pane e cipolla per risparmiare e poter cosi mandare i figli a scuola.Sono stati loro, da emigranti, coloro che hanno popolato l’immensa geografia Argentina con i loro figli e nipoti contribuendo a creare, da esempio per tutta l’America Latina, un ceto medio colto ed intraprendente.I discendenti di quelle meravigliose donne e meravigliosi uomini “morti di fame” hanno imparato che il pane si guadagna col sudore della propria fronte e non con l’assitenzialismo.Fa veramente rabbia e provoca sdegno ascoltare l’appellativo “morti di fame” pronunciato con una cosi grande superbia verso persone che, certamente, erano affamati ma di progresso e un po’ di serenità.Sinceramente, piuttosto che quella poco generosa ed offensiva descrizione, sarebbe stato meglio rendere omaggio e riconoscenza, non solo agli italiani, ma a tutti coloro che, come dice la costituzione della repubblica argentina, hanno voluto “abitare il suolo argentino” in pace ed armonia con tutti gli altri.Senatore Esteban Juan CaselliRoma, 27 settembre 2012.
I nostri avi ci ricordano che si può essere felici solo osservando le stelle.