Michele Sannino – Tristezza
Ci sono dolori che il cuore non sa lasciare andare, ci sono lacrime che ricordo al cuore la mia sofferenza.
Ci sono dolori che il cuore non sa lasciare andare, ci sono lacrime che ricordo al cuore la mia sofferenza.
Alla fine capisci di aver sofferto per niente di aver amato inutilmente che tutto ciò che credevi non c’era l’unica cosa che non capisci è: allora ma perché cazzo ci sto cosi ancora.
Cerco di chiudere gli occhi, di non pensarci, perché più ci penso e più fa male.
Sono nato sbagliato, o ho sbagliato a nascere?
Sono convinta che a nessuno importi veramente di me. Che delusione.
Lei era come quell’ultima foglia dell’autunno. Ondeggiava nel suo cielo, si sentiva un meteorite stanco. Galleggiava ed echeggiava. Viaggiava in quell’artico inverno, mentre fuori i suoi occhi ammiravano il campo di papaveri sfavillante nella sua splendida primavera.
Non sto piangendo, sto lubrificando il mio animo.
Alla fine capisci di aver sofferto per niente di aver amato inutilmente che tutto ciò che credevi non c’era l’unica cosa che non capisci è: allora ma perché cazzo ci sto cosi ancora.
Cerco di chiudere gli occhi, di non pensarci, perché più ci penso e più fa male.
Sono nato sbagliato, o ho sbagliato a nascere?
Sono convinta che a nessuno importi veramente di me. Che delusione.
Lei era come quell’ultima foglia dell’autunno. Ondeggiava nel suo cielo, si sentiva un meteorite stanco. Galleggiava ed echeggiava. Viaggiava in quell’artico inverno, mentre fuori i suoi occhi ammiravano il campo di papaveri sfavillante nella sua splendida primavera.
Non sto piangendo, sto lubrificando il mio animo.
Alla fine capisci di aver sofferto per niente di aver amato inutilmente che tutto ciò che credevi non c’era l’unica cosa che non capisci è: allora ma perché cazzo ci sto cosi ancora.
Cerco di chiudere gli occhi, di non pensarci, perché più ci penso e più fa male.
Sono nato sbagliato, o ho sbagliato a nascere?
Sono convinta che a nessuno importi veramente di me. Che delusione.
Lei era come quell’ultima foglia dell’autunno. Ondeggiava nel suo cielo, si sentiva un meteorite stanco. Galleggiava ed echeggiava. Viaggiava in quell’artico inverno, mentre fuori i suoi occhi ammiravano il campo di papaveri sfavillante nella sua splendida primavera.
Non sto piangendo, sto lubrificando il mio animo.