Osvaldo Leone – Morte
Vorrei tanto che venissi silenziosa, indolore, veloce.
Vorrei tanto che venissi silenziosa, indolore, veloce.
Lui è morto, ha portato via con se il caldo, il sole. Io non lo so cosa c’è dopo la morte, so solo perchè mi ha rubato l’amore, adesso sono incavolata nera con lei, perchè lui era mio, perché me l’ha strappato dalle mani, forse dovrò saldare questo debito con la signora nera, forse capirà la mia rabbia, ma quando la incontrerò di sicuro mi restituirà ciò che è mio, allora lo sarà per sempre.
Ho gridato aiuto e non mi hai ascoltato…ho implorato perdono, e mi hai malgiudicato…ti ho…
Morire è ritornare dove eravamo prima di essere concepiti, nell’imprevedibilità del destino.
Che belle le frecce! Scoccate dall’arco della vita, sembra poterne orientare la direzione come meglio si desidera; le frecce sono le emozioni che, puntualmente, scocchiamo perché sentiamo il profumo della vita… perché desideriamo quella vita. Però, non sempre le frecce scoccate puntellano la vita – o meglio – puntellano proprio come il mare quando giunge sulla sabbia e ne inverte i granelli. La freccia di Gianni avrebbe voluto “fermare” sulla terra il papà, eppure il mare aveva invertito l’emozione della vita. Comunque, una vita solo perché non compare non significa che scompare.
Anche se quello che si ama si perde l’amore non si dimentica e la morte non avrà più dominio.
Ci sono ferite alle quali sarebbe preferibile la morte.