Pasqualino Clemente – Religione
Non c’è peccatore, più peccatore, di un peccatore che dice di essere santo.
Non c’è peccatore, più peccatore, di un peccatore che dice di essere santo.
Gesù ha detto: “Il Regno di Dio è già in mezzo a voi”. E chi fa parte di questo Regno? Noi, tutti noi credenti, amici di Gesù, amici perché così Lui ci ha chiamati. Mi permetto di dire, e spero di non sbagliare, che è giunto il momento, in Italia, che le pietre vive della Chiesa scendano per le strade a dimostrare con la propria vita che l’esercito di Dio è armato di cuori infiammati della fede in Gesù Cristo, di mani aperte che donano, di piedi che camminano verso chi ha bisogno. L’esercito di Dio è armato d’Amore, di Pazienza, di Coraggio, di Buona Volontà nel costruire ovunque e dovunque altri hanno distrutto e continuano a distruggere. Il poco fatto con amore diventa molto; basta un poco fatto da ciascuno di noi, secondo le nostre possibilità, investendo con le nostre capacità per vedere realizzarsi un miracolo.
Se Dio ha donato agli angeli le ali, non possiamo dire che si fidava molto degli uomini.
A questo mondo, non c’è peggior cosa della religione (qualsiasi essa sia).
Tutte le istituzioni nazionali della chiesa, sia ebrea, che cristiana o turca, mi sembrano nient’altro che invenzioni umane, collocate per terrorizzare e schiavizzare l’umanità, e monopolizzare il potere e il profitto.
C’è un tempo giusto per piangere, c’è un tempo giusto per ridere. C’è un tempo giusto per camminare, c’è un tempo giusto per fermarsi. C’è un tempo giusto per pensare, c’è un tempo giusto per agire. C’è un tempo giusto per ascoltare, c’è un tempo giusto per parlare. C’è un tempo giusto per correre, c’è un tempo giusto per riposare. C’è un tempo giusto per vedere, c’è un tempo giusto per chiudere gli occhi. C’è un tempo giusto per dare, c’è un tempo giusto per avere. C’è un tempo giusto per gridare, c’è un tempo giusto per fare silenzio. C’è però un tempo sempre giusto: quello vissuto col Signore.
Quando si uccide chi si sa migliore, e si rende fratelli nella croce solo per prendere possesso dell’eredità, la ricchezza, materiale e spirituale, quei fratelli e il loro Dio, che temeva di perdere il suo potere, non dovrebbero lamentarsi delle conseguenze che ha il Male compiuto… se sono veri uomini. Se sono delle piattole è un’altra questione.