Paul Mehis – Tristezza
Le lettere colme di “errori”, a volte, sono scritte dalla “giustizia” ma nelle lacrime.
Le lettere colme di “errori”, a volte, sono scritte dalla “giustizia” ma nelle lacrime.
A cosa serve essere, se non puoi condividere?
È assurdo come, nonostante al mondo vi sono miliardi di persone, a volte ci sentiamo cosi soli.
Il dolore si manifesta in diverse forme. Se è fisico può risultare pungente, bruciante, localizzato o acuto. Può essere una fitta leggera, uno spasmo incontrollato, uno strazio infinito o un tormento. A volte si può placare facilmente con antinfiammatori e analgesici. Se è morale allora la chiamiamo sofferenza. Con una parte conviviamo tutti i giorni: serve per accrescere e affrontare l’adattamento alla vita. […] Una sofferenza però non la possiamo ignorare. È espressione di un’afflizione interiore più profonda. Cancella tutto, fa scomparire quello che hai intorno, anche ciò che ci appartiene di più. Da un dolore spesso si guarisce in fretta. E da una sofferenza?
Non sono le delusioni che ti uccidono dentro, ma i cuori imperfetti, impuri, paragonabili ai mafiosi.
Il suicidio perfetto prende atto nel momento in cui non si viene a sapere.
Capita, di sentirsi vuoti dentro. Di fermarsi, osservarsi e non riconoscersi più. Non siamo cambiati. No. Siamo solo, pian piano, distrutti. Ti senti l’anima a brandelli e ti chiedi come hai fatto a non accorgertene. Ma lo sapevi. Lo sapevi benissimo. Il fatto è che l’hai sempre tenuto nascosto, agli altri e a te stessa. Hai finto sorrisi ricacciando le lacrime, soffocando sentimenti. E ora hai l’animo pieno di parole non dette e altre che ti hanno spezzato il cuore.