Paulo Coelho – Libri
Quanto più capirai te stessa tanto più comprenderai il mondo.
Quanto più capirai te stessa tanto più comprenderai il mondo.
Se Potter è vivo dipende più dai miei errori che dalle sue vittorie.
Intuì con la comprensione di un adulto che questioni di realtà concreta diventano non insignificanti, ma meno vitali quando le si esamina al cospetto della maschera quieta e silenziosa della morte. Lo capì con la comprensione di un adulto e lo accettò con il sollievo di un adulto. Fu un’orma fuggevole, l’impronta di una scarpa nella sua mente. Così in un bambino sono tutte le impressioni adulte; è solo negli anni a venire che il bambino capisce di essere stato formato, plasmato da esperienze casuali; tutto quello che rimane nell’istante oltre l’impronta è quell’odore pungente di polvere da sparo che è l’accendersi di un’idea che prescinde dal numero effettivo dei suoi anni.
Il secondo sembrava indifferente. “Se vuoi. A me va bene. Se mi sentirò generoso, vi darò anche dei diamanti””Che diamanti?””Quelli che troverò laggiù, dentro vecchie ceste aliene ricolme”. Indicò la cavità oscura.
Dune è un film indirizzato come nessun altro ai sensi dell’udito e della vista: vi costringe a partecipare, e non vi permette di rimanere seduti là mentre si svolge per voi. Una miniserie che reintegrasse le parti mancanti lo renderebbe ancora più evidente.Anche scrivendo il romanzo ho chiesto al lettore di partecipare con tutta la sua immaginazione. Non mi sono diretto al minimo comune denominatore, riducendo il romanzo a qualcosa che potesse andare bene per tutti. Voi e io abbiamo un accordo, e la mia parte è intrattenervi nel modo più ricco, dandovi sempre tutto il “di più” che mi è possibile. Da parte mia, dò per scontato che siate intelligenti e che mettiate in campo tutta la vostra immaginazione. Ve ne renderete conto quando leggerete la citazioni di Dune e le altre storie di questa raccolta.Non domandatevi se io ho avuto successo, o se il film ha avuto successo.Il solo critico dei conti è il tempo. Durerà? Possiamo soltanto fare ipotesi ed esprimere la nostra opinione. Nessuno che vive oggi può dire davvero di saperlo, ma chi vivrà nel prossimo secolo certamente lo saprà.
È una bella sera d’estate. Ricordo quelle sere d’estate, tanti anni, fa all’Allevamento della Quercia. Sedevamo in circolo e cantavamo mentre qualcuno suonava un banjo. In realtà, non è vero. Nessuno sapeva suonare il banjo, e non cantavamo proprio. Ululavamo solo un bel po’!
Il dolore è passato. La vita lo ha trasformato in qualcos’altro; dopo averlo provato, dopo aver singhiozzato, lo si nasconde agli occhi del mondo come una mummia da custodire nel padiglione funerario dei ricordi. Passa anche il dolore provocato dall’amore, non credere. Rimane il lutto, una specie di cerimonia ufficiale della memoria. Il dolore era altro: era urlo animalesco, anche quando stava in silenzio. È così che urlano le bestie selvatiche quando non comprendono qualcosa nel mondo – la luce delle stelle o gli odori estranei – e cominciano ad avere paura e ululare. Il lutto è già un dare senso, una ragione e una pratica. Ma il dolore un giorno si trasforma, la vanità e il risentimento insiti nella mancanza si prosciugano al fuoco purgatoriale della sofferenza, e rimane il ricordo, che può essere maneggiato, addomesticato, riposto da qualche parte. È quel che accade ad ogni idea e passione umane.