Eugene O’Neill – Paura & Coraggio
La solitudine dell’uomo è la sua paura della vita.
La solitudine dell’uomo è la sua paura della vita.
Chi ha paura non fa che sentir rumori.
Ci vuole coraggio per avventurarsi al buio, senza sapere che cosa troveremo, per uccidere i demoni della nostra paura e del nostro dolore.
La paura è sempre stata una pessima consigliera.
Se tracci col gesso una riga sul pavimento, è altrettanto difficile camminarci sopra che avanzare sulla più sottile delle funi. Eppure chiunque ci riesce tranquillamente perché non è pericoloso. Se fai finta che la fune non è altro che un disegno fatto col gesso e l’aria intorno è il pavimento, riesci a procedere sicuro su tutte le funi del mondo. Ciò che conta è tutto dentro di noi; da fuori nessuno ci può aiutare. Non essere in guerra con se stessi, vivere d’amore e d’accordo con se stessi: allora tutto diventa possibile. Non solo camminare su una fune, ma anche volare.
Criterio quotidiano. Ci si sbaglierà raramente, attribuendo le azioni estreme alla vanità, quelle mediocri all’abitudine e quelle meschine alla paura.
Sembra che senza coraggio non sia possibile realizzare la propria umanità. In ogni momento ci troviamo di fronte alla scelta tra un comportamento conformista e strumentale da un lato e l’ampliamento e approfondimento della nostra libertà dall’altro, con tutte le scomode e difficili conseguenze che questa comporta. Possiamo rimandare la scelta ma non indefinitamente, significherebbe evitare per sempre il rischio, invece di affrontarlo con la fermezza necessaria. Il coraggio ci è necessario per condurre la quotidiana battaglia per la nostra e l’altrui libertà.
Si accetta il rischio della propria autodistruzione per poter godere della propria libertà. La libertà di perdersi esiste.
Il coraggio è spesso l’effetto di una visione poco chiara del pericolo che si affronta, o dell’ignoranza totale dello stesso pericolo.
E ora sono qui, nel braccio degli assassini del carcere di Folsom, che attendo, le mani rosse di sangue, il giorno fissato dalla macchina dello Stato, quando i suoi servitori mi porteranno in quella che chiamano tenebra, quella tenebra di cui hanno paura e da cui attingono immagini di superstizione e terrore, la stessa tenebra che li spinge, fra tremiti e lamenti, davanti agli altari delle divinità antropomorfe, generate dal medesimo orrore.
La nostra paura del peggio è più forte del nostro desiderio del meglio.
Se un uomo non è disposto a lottare per le proprie idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui.
È facile essere coraggiosi a distanza di sicurezza.
Alcuni vivono qui da sempre non hanno mai rinnegato la loro terra; quanto conta per loro oggi i nostri giocatori lo hanno capito, gliel’hanno letto negli occhi in questi giorni quando si sono fatti abbracciare: adesso c’è una cosa in più per cui lottare soprattutto per chi vive qui, oggi essere italiani conta di più.
C’è un limite nella vita di uno sportivo, un muro che divide la normalità dall’eccellenza. Può essere un momento o una partita come questa, se hai la forza di superarlo puoi alzare gli occhi, guardare la luce e pensare di non avere più confini.
La ragione serve, tra l’altro, ad eliminare la paura di ciò che si può diventare.
Oggi siamo esploratori di un continente ignoto, non sappiamo fino a dove si estende, non sappiamo cosa ci troveremo di fronte, ma abbiamo delle certezze: il cammino è ancora lungo, il campo base è alle spalle, abbiamo lasciato lì le nostre paure, vogliamo andare avanti… fino all’Eldorado.