Alexandre Cuissardes – Politica
In Italia siamo passati dall’esproprio proletario all’esproprio porchettaro.
In Italia siamo passati dall’esproprio proletario all’esproprio porchettaro.
Il lavoro rende libero, chi lavora non è libero, chi è libero non lavora, chi lavora pensa alla libertà, chi pensa alla libertà non lavora, chi vive in italia non lavora chi lavora in italia rischia il posto.
In Italia ormai ogni cittadino pensa per se, ed i politici, i furbi ed i disonesti invece pensano per tutti, con i risultati che vediamo.
I politici sono spesso dei sognatori mantenuti da chi non può più permettersi né di dormire né di sognare.
Il conflitto non è, come vogliono farci apparire, fra politica e giustizia, il conflitto vero è fra politica e giustizia insieme e paese reale.
Durante il ventennio gli italiani donarono l’oro alla patria per finanziare le guerre, stupide come quasi tutte le guerre, ed in più perse in partenza. Oggi diamo l’oro ai compro oro ed i pochi soldi raggranellati li diamo (non doniamo) a governi (la patria non esiste più) che finanziano un esercito che non serve a combattere ma a mantenerli al potere col voto. L’unica guerra che hanno combattuto è stata quella contro il buonsenso, il rispetto, l’onestà, e l’hanno ormai vinta da tempo. La differenza rispetto al ventennio è che se ieri l’Italia era tutt’una, oggi è divisa in due fazioni più una composta da quelli “in ordine sparso” e quanto a dittatori, non ce n’è più uno solo ma un bel numero, e tutti mediocri.
Politica e giustizia: un ossimoro.
Ormai è chiaro che nessun politico si dimette, dovrebbe dimettersi il paese.
Ormai politici escono allo scoperto, vanno in ordine sparso verso i loro interessi, intanto il paese è sperso, scomparso, e cosparso di melma.
La politica è l’esempio più plateale di quanto siamo sottomessi. Se solo riuscissi a vedere chi sei, non ci sarebbe bisogno di qualcuno che ti governi.
Gli italiani si arrangiano per andare avanti, i politici si arrangiano invece per restare fermi al potere.
Siamo pazzi, siamo squilibrati, siamo quelli che sbottano, che usano violenza, i ribelli senza un obiettivo, i rivoluzionari senza una rivoluzione in una società dove crisi è il suo secondo nome in un mondo finito e senza un lieto fine.
Ormai pretendere di capire i nostri politici è pura presunzione.Equivale a cercare di capire una lezione di greco impartita da un finlandese che parla in cinese.
L’equivoco dei nostri tempi è che non è la politica a servirsi di tecnici, ma gli stessi a servirsi della politica.
Chi è disposto ad accettare una classe politica che fa inorridire può tranquillamente accettare anche una dittatura.
Mentre i clandestini sbarcano nel sud del paese e sappiamo come ed a che prezzo per loro e noi, i politici si imbarcano in governi commissioni ed incarichi, non sappiamo come ma sappiamo a che prezzo (solo) per noi.
Ogni volta che gli italiani si trovano di fronte un medico che potrebbe curare i loro mali cambiano malattia per poter restare come sono e non farsi guarire. Per “fortuna” che di medici così l’Italia, almeno nei tempi recenti ne ha avuti pochi.