Raffaele Direnzo – Destino
Se si potesse spostare a ritroso le lancette del tempo ricostruirei quel vaso rotto da cui i cocci dipendevano l’evoluzione del mio destino.
Se si potesse spostare a ritroso le lancette del tempo ricostruirei quel vaso rotto da cui i cocci dipendevano l’evoluzione del mio destino.
Soltanto il caso può apparirci come un messaggio. Ciò che avviene per necessità, ciò che è atteso, che si ripete ogni giorno, tutto ciò è muto. Soltanto il caso ci parla.
Si scrive per i più disparati motivi. Si scrive per acquietare la paura, per imparare a scrivere, si scrive perché si ha un bel modo di scrivere, si scrive per vanità, per soldi o per fama, o si scrive per nessun motivo particolare. Poi arriva un momento in cui si scrive perché si capisce che il Mondo o il destino o la verità, amano quelle parole come la matematica “ama” un’equazione ben svolta. E come si può non ricambiare?
La sconcertante scoperta di quanto sia silenzioso il destino, quando, d’un tratto, esplode.
Nulla può fermare un uomo. Tranne la mancanza di prospettive. Senza di esse anche la speranza torna ad essere un mito.
Si troverà un’ombra per il mio corpo, buon allevatore di bruchi cui il destino avrà lasciato un pensiero che si consumerà tra i temporali o le onde alte dei mari rimasti all’innocenza dell’ultimo sognatore.
Non voglio essere prigioniera del tempo, voglio che il tempo sia il mio custode.