Riccardo Onofrio – Abitudine
Va sempre a finire così e sinceramente mi sono stancato di questa spiacevole ripetitività.
Va sempre a finire così e sinceramente mi sono stancato di questa spiacevole ripetitività.
Ho preso l’abitudine di abbracciarmi da sola! Ci sono sempre per me, quando mi chiamo…
Spesso deambulo cogitabondo nei meandri della mia mente, scoprendo sempre qualcosa di nuovo di me…
Quando siamo bambini l’inferno non è altro che il nome del diavolo sulla bocca dei nostri genitori. Poi questa nozione si complica, e allora ci rigiriamo nel letto nelle interminabili notti dell’adolescenza, cercando di spegnere le fiamme che ci bruciano, le fiamme dell’immaginazione. Più tardi, quando non ci guardiamo più allo specchio perché i nostri volti cominciano ad assomigliare a quello del diavolo, la nozione dell’inferno si trasforma in un piumone intellettuale e allora, per sottrarci a tanta angoscia, ci mettiamo a descriverlo. Giunti alla vecchiaia l’inferno è così alla portata di mano che l’accettiamo come un male necessario e lasciamo persino scorgere la nostra ansia di patirlo. Ancora più tardi, e adesso sì che siamo tra le sue fiamme, mentre bruciamo cominciamo a intuire che forse potremmo acclimatarci. Passati mille anni un diavolo ci chiede, con aria di circostanza, se soffriamo ancora; gli rispondiamo che l’abitudine ha una parte ben maggiore della sofferenza. Alla fine arriva il giorno in cui potremmo abbandonare l’inferno, ma rifiutiamo fermamente tale offerta. Chi rinuncia infatti a una cara abitudine?
Viviamo, di solito, con il nostro essere ridotto al minimo; la maggior parte delle nostre…
Quando sono a casa chiudo sempre le tende completamente, non le apro mai. Non tengo nemmeno un diario, ho paura di poterlo perdere e che qualcuno lo faccia finire su internet.
Il tacere è l’abito che indosso, quando parlare non serve con chi di classe non ne capisce un cazzo.