Rossella Pastorino – Morte
Capiremo tutto in quel ultimo passaggio in cui perdere la vita apparirà così impossibile che – a dispetto di ogni speculazione filosofica – il senso dell’esistenza si svelerà nella sua eterna semplicità.
Capiremo tutto in quel ultimo passaggio in cui perdere la vita apparirà così impossibile che – a dispetto di ogni speculazione filosofica – il senso dell’esistenza si svelerà nella sua eterna semplicità.
Morire è come dover uscire dal teatro quando o spettacolo non è ancora terminato.
E perché non la morte, piuttosto che una vivente tortura?Morire è come esser messi al bando di se medesimi. Silvia è un altro me: bandirmi da lei è esiliar me da me stesso: mortale esilio! Qual luce è luce, se non per veder Silvia? Qual gioia è gioia, se Silvia non mi è vicina? O se non altro poter pensare che mi è vicina, e godere almeno il riflesso della perfezione? Se una notte Silvia non mi è vicina, non ha armonia il canto del rosignolo; se un giorno non contemplo Silvia, quel giorno non esiste per me. Ella è l’essenza stessa di me ed io non sono, se quel suo dolce influsso non mi riscalda, non m’illumina, non mi carezza, non mi alimenta. Col sottrarmi alla condanna mortale non eviterei di morire: se mi attardo qui non vado incontro che alla morte, ma se fuggo di qui fuggo lontano dalla vita.
Dopo la morte riestituiremo i nostri atomi al flusso della materia, nel universo, diventeremo polvere di stelle.
Le dita scheletriche della Morte non sono lorde del sangue degli individui, ma della loro rassegnazione!
Non ricoprite la mia tomba di fiori il 2 di novembre.Ricopritemi di affettuose attenzioni,fino al mio ultimo giorno di vita.
Ti ho dato tante di quelle occasioni che avresti dovuto portarmi via parecchio tempo fa.