Samuele Borrelli – Social Network
Hai una vita? Si, ho facebook.
Hai una vita? Si, ho facebook.
L’immagine di una persona sconosciuta risulta offusca, ma nel momento in cui la incontri la tingi con i colori più adatti all’apparenza.
Hanno chiuso i manicomi, ed hanno aperto i social network.
Cartesio diceva: “Penso dunque sono”, con internet siamo passati a: “penso dunque condivido” e infine con Facebook: condivido dunque non ho bisogno di pensare. Si chiama (d)evoluzione.
Condividiamo e condividiamo così tanto che l’intimità è andata a farsi benedire.
Un tempo si scattavano fotografie per immortalare momenti importanti: un bacio, un abbraccio, erano momenti catturati per avere un ricordo con cui piangere, ricordare, rimpiangere. Oggi si scattano foto per metterle su Facebook al fine di dimostrare qualcosa a qualcuno. Un tempo vedevi una persona e te ne innamoravi, ti innamoravi del suo sguardo, del suo modo di parlare, di muoversi, di sorridere, e stavi giorni, settimane o mesi a pensare a come poterti dichiarare a quella persona così importante ma così irraggiungibile. Oggi invece vedi una bella ragazza, l’aggiungi su Facebook, ci chatti, le dici qualcosa di carino, ti ci vedi e voilà inizia il giro interminabile di foto, tag e roba varia. Sembriamo tutti articoli di un catalogo chiamato Facebook. Tutto ciò inizia a non piacermi. Facebook rovina la spontaneità dei sentimenti!
Su facebook si vive di parole rubate, mentre nella realtà si muore di parole mai pronunciate.