Silvia Barbagallo – Silenzio
Quando un cervello incontra il nulla, osserva il silenzio.
Quando un cervello incontra il nulla, osserva il silenzio.
Le carezze insegnano più degli schiaffi. E le parole dolci, e gli abbracci. I ricordi sono silenziosi, bussano all’anima come amici lontani. E più delle lacrime ricordi i sorrisi. Più delle paure ricordi le gioie. Più dei rimproveri ricordi ciò che ti hanno insegnato i gesti. E più di ogni altra cosa, dopo, ti mancheranno alcuni profumi.
Quante emozioni nel silenzio. Quante parole leggi nel tuo cuore mentre percorri le strade della notte. E conti le stelle nel cielo disegnando un volto e sul viso affiora un sorriso perché è lo stesso che hai impresso nel tuo cuore.
Ho parlato troppe volte a vuoto, che adesso ferisco spesso il silenzio.
Le belle persone sono quelle che ti leggono dentro anche attraverso un silenzio quasi impercettibile.
Ascolto in un silenzio sacrale, un solo rumore, il battito del mio cuore.
I discorsi più belli sono quelli fatti in silenzio, i baci più belli sono quelli dati lentamente, gli abbracci più belli sono quelli in cui non ti accorgi più dove finisce il tuo corpo e dove inizia il suo.
C’è silenzio dentro il mio essere. Un silenzio acuto che urla e che echeggia in ogni particella del cuore. Urla al vento tempestoso dell’anima che si cheta. Urla nella testa: basta, basta, basta! Urla alla disperazione di un altro giorno perduto in quest’angoscia, senza di te, che non ci sei più!
Il silenzio ti permette di staccarti da tutto, tutto si spegne, tutto si blocca. Sei solo tu e i tuoi pensieri che rimbombano nella tua mente.
Spesso è il più denso silenzio, a rivelare parole che puoi trovare negl’occhi di colui che innanzi ti trovi.
Non pensare mai che il mio silenzio sia una forma di debolezza. Perché parlare, dare fiato alla bocca è facile,ma restare in silenzio di fronte a provocazioni, e altre stupide e cattive azioni è atto di grandissima forza!
Alle voci rumorose di menti confuse, ogni tanto il mondo contrappone il suono del silente, che scuote la realtà con verità assordanti.
Dovessi guardarmi dal di fuori, oggi mi farei un po di tenerezza. Perché dentro ho come un puzzle a cui mancano dei pezzi. Perché dico che va bene, e magari lo dico davanti allo specchio sorridendomi così che il sorriso mi ritorni indietro. Perché vorrei trovare le parole, quelle giuste, che spieghino le mie emozioni, che profumino del mio cuore, che riescano a consolarmi e a consolare. Perché non vorrei avere più paura del silenzio.
Si dovrebbe istituire la giornata del silenzio. Il silenzio quello vero. Per un santo giorno tutti zitti. Nessun “ciao”, “buongiorno” o “buonasera”. Nessuna parola di cortesia, nessun insulto, nessuna telefonata per strada, o tra le corsie di un supermercato, nessuno spreco di fiato. Cosi se proprio ci teniamo a dimostrare qualcosa, siamo costretti ad agire, a prendere carta e penna e scrivere, a salire in auto e presentarci di persona, a suonare un campanello con un sorriso, con il broncio, o quel che ci pare. Non ci sarà il bisogno di parlare. Per un solo giorno, forse, non daremmo per scontato il valore delle parole.
Non sempre le parole del silenzio, o l’espressione di un viso vengono compresi. Perché chi ti ascolta, non sa ascoltare. E chi ti osserva non sa leggere nel cuore.
Potrai continuare all’infinito, ma avrai solamente il silenzio di una chiave incagliata nelle pietre di un oceano.
Il silenzio, a volte, non è altro che un “ti amo” o un “ti voglio bene” ferito, che trattiene il fiato. Non per orgoglio, ma per dignità.